Manovra 2018, c'è la fiducia della Camera

Pubblicato il 22 dicembre 2017

La Manovra 2018 ha incassato, ieri, la fiducia della Camera ed ora si appresta all'ultimo passaggio: ottenere, oggi, il via libera di Montecitorio, prima di tornare al Senato per l'ultimo veloce esame e, così, concludere il sui iter parlamentare.

I voti favorevoli sono stati 296, quelli contrari 160.

In mattinata è previsto l'esame della nota di variazione, a seguire le dichiarazioni di voto finali e poi, intorno alle 12.30, la votazione finale.

Il testo arriverà, infine, in Senato per la terza lettura, dove dovrebbe passare senza modifiche.

La Commissione bilancio di palazzo Madama è convocata per le ore 15,00; al termine vi dovrebbe essere la discussione generale e poi il via libera definitivo che dovrebbe arrivare sabato mattina con la fiducia.

Struttura della nuova Manovra

La fiducia alla Camera è stata posta sul maxiemendamento che recepisce il testo modificato dalla Commissione Bilancio: al termine di tutto il percorso parlamentare i commi della Manovra 2018 sono diventati 1.139 (455 in più dei 684 commi della versione approdata a Montecitorio dopo il primo passaggio a Palazzo Madama), che passano a 1.247 con gli “stati di previsione”, su cui ieri sera la Camera ha votato la fiducia al Governo.

Fino all'ultimo minuto si è lavorato per arrivare ad una conclusione soddisfacente: dopo che il testo è tornato in Commissione per la necessità tecnica di sistemare alcune coperture relative in particolare al 2020, vi sono state le modifiche dell'ultima ora, entrate nella legge di Bilancio definitiva.

Gli emendamenti approvati solo nell'ultima nottata di lavori sono stati centinaia, con correzioni di tutti i tipi, che spaziano dal nuovo rinvio della direttiva Bolkestein per la tutela degli ambulanti agli sconti per le coop che assumono i rifugiati.

Punti fermi della Manovra 2018

La nuova legge di bilancio per il prossimo anno - dal valore lordo di 27,8 miliardi di euro - si focalizza su sei aspetti fondamentali:

Pacchetto fiscale

In particolare, dal punto di vista fiscale, è da ricordare l'ingresso di un pacchetto sull’economia digitale con una Web tax con tassazione del 3% (e non del 6%), ma non estesa sull’e-commerce, il bonus bebè prorogato di un solo anno ed erogato per il solo primo anno di vita dei nuovi nati del 2018 e l’e-fattura obbligatoria.

Nel pacchetto di emendamenti votati, anche quelli che hanno dato forma al quadro definitivo degli incentivi Industria 4.0 con maggior tempo a disposizione delle imprese.

Confermata la proroga dell’iper ammortamento (al 250%) agli investimenti effettuati nel 2018, con coda di applicazione anche nel 2019, a condizione che entro il 31 dicembre del prossimo anno sia accettato l’ordine da parte del fornitore e venga erogato un acconto almeno pari al 20% del costo.

Anche per quanto riguarda il super ammortamento, vi è stata l'estensione dell'applicazione al 30 giugno 2018 (dal 30 dicembre 2017) sempre per ordini e acconti al 20% entro il 31 dicembre. Poi si aprirà una sorta di nuovo incentivo per il 2018, con coda di applicazione a giugno 2019, ma con la maggiorazione che scende dal 40% al 30% e con l'esclusione dei veicoli indicati nell’articolo 164 del Tuir.

Infine, con l'ultimo passaggio alla Camera è stata confermata la norma sulle compensazioni a rischio, che mira a stringere ulteriormente le maglie sull’utilizzo di crediti (totalmente o parzialmente) non spettanti nel modello F24.

In tutti i casi di compensazioni a rischio, infatti, sarà facoltà dell'Agenzia delle Entrate congelare per 30 giorni i modelli F24 con l’utilizzo di crediti ritenuti non spettanti.

E' prevista, inoltre, una nuova sanzione amministrativa fra 250 e 10mila euro a carico di cessionari o committenti in caso di applicazione dell’imposta in misura superiore a quella effettiva, erroneamente assolta dal cedente o prestatore.

Misure escluse

Non sono entrate nel testo finale della Manovra 2018 alcune correzioni attese e su cui si è discusso molto. Per esempio, sono saltate le correzioni al Jobs Act per ridurre i limiti dei contratti a tempo determinato. Si tratta del "pacchetto lavoro" che era stato proposto al Senato, ma che in assenza di accordo politico, non ha visto il via libera su quelle novità che riguardano la durata massima dei contratti a termine e delle proroghe (da 36 a 24 mesi).

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