Manovra. Cndcec: nessuna attenzione per il lavoro autonomo

Pubblicato il 12 novembre 2019

Audizione sulla Manovra per il Cndcec nelle Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato.

Il richiamo del Consigliere nazionale codelegato alla Fiscalità, Maurizio Postal: “Per finanziare la riduzione del cuneo fiscale la manovra sposta risorse dal comparto del lavoro autonomo a quello dei dipendenti. Per le partite Iva non c’è alcuna attenzione”.

Manovra. Cndcec: partite Iva

La Manovra (AS n. 1586) interviene sui regimi fiscali speciali che, a legislazione vigente, consentono alle partite Iva individuali:

Sul punto, il Cndcec critica non tanto l’intervento combinato dell’abrogazione del primo regime e delle modifiche recate al secondo, con l’esclusione di coloro che hanno conseguito redditi di lavoro dipendente superiori a 30 mila euro - che pure, spiegano i delegati Cndcec, rischia di far ricadere nel sommerso molte attività marginali che pensionati e lavoratori dipendenti svolgono abitualmente, come seconda attività per arrotondare lo stipendio, e che grazie al regime forfetario sono state regolarizzate con l’apertura della partita Iva - ma che nessuna risorsa recuperata dalla sfera del lavoro autonomo, sia reimpiegata in altre misure per il lavoro autonomo ritenute politicamente più importanti e calibrate di quelle abrogate.

La richiesta è l’ottimizzazione delle risorse disponibili anche nell’interesse del mondo del piccolo lavoro autonomo: l’abrogazione del regime del 20% sia utilizzata per rendere accessibile quello del 15% anche a chi sceglie di fare impresa o libera professione in forma associata, eliminando così il disincentivo implicito alle aggregazioni professionali e l’incentivo implicito alle disaggregazioni delle aggregazioni esistenti che l’attuale assetto normativo determina.

Manovra. Cndcec: troppi balzelli

La proposta del Cndcec in audizione è di dimezzare la misura sperimentale del cashback per ridurre una serie di fonti di copertura come quelle relative alla plastic tax, alla sugar tax e alle auto aziendali.

Pur condividendo l’introduzione di forme di premialità volte ad incentivare l’utilizzo della moneta elettronica, il Consigliere in audizione spiega che è eccessivo riservare “ben 3 miliardi a questa misura in un contesto di manovra che, nella ricerca di una quadratura dei conti oggettivamente non semplice, introduce numerosi balzelli, alcuni dei quali per altro più negativi in termini di impatto sui contribuenti che non positivi in termini di gettito per l’Erario”.

Il consigliere Cndcec, Postal, elenca i balzelli: “Oltre alla plastic tax, alla sugar tax e all’aumento della tassazione dei redditi dei dipendenti con auto aziendali in uso promiscuo di cui tanto si dibatte per la loro rilevanza quantitativa nei saldi di bilancio, si contano gli aumenti di tassazione che deriveranno dalle modifiche alla disciplina fiscale dei buoni pasto - giuste nella parte in cui incentivano il ricorso ai buoni pasto elettronici, ma discutibili in quella in cui peggiorano la legislazione vigente per quelli cartacei – e delle detrazioni Irpef al 19% per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 120.000 euro”.

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