Sta prendendo sempre più forma un disegno di legge che ha come obiettivo principale quello di promuovere, sostenere e tutelare il Made in Italy, sia nel nostro Paese che all’estero.
Una prima bozza del provvedimento, composta da 47 articoli suddivisi in cinque titoli, è attesa al vaglio del Consiglio dei Ministri del 23 maggio.
Le misure che sono state pensate dal Governo Meloni sono ad ampio raggio e vanno dal rifinanziamento delle imprese, ai nuovi investimenti, fino alla semplificazione e regolamentazione.
Il decreto è il frutto di un lavoro interministeriale, che sta diventando sempre più impegnativo e che richiede coperture finanziarie per oltre 1 miliardo di euro.
Le risorse finanziarie da dedicare ai vari interventi, al momento non ancora presenti nella bozza in circolazione, si devono trovare in tempi brevi se si vuole portare il testo in CdM già la prossima settimana.
Le norme che compongono il Ddl si dividono tra misure orizzontali e interventi verticali cioè dedicati a specifici settori dell’industria nazionale, tra i quali:
Vediamo le principali misure della bozza del Ddl Made in Italy.
Nasce il Fondo sovrano per investimenti statali nelle aziende di filiere strategiche nazionali.
Al momento, non è stata ancora individuata la dotazione finanziaria del Ministero dell’Economia da destinare al Fondo, ma si pensa ad una dote di almeno 600 milioni di euro, destinata a sostenere la crescita e il consolidamento delle filiere strategiche nazionali, anche in relazione alla fase di approvvigionamento di materie ed energia.
Si tratta di un fondo di investimento, di proprietà statale, che effettuerà tutte quelle operazioni finalizzate agli investimenti in strumenti finanziari di ogni tipo (come per esempio: azioni, obbligazioni, immobili) o in altre attività.
Gli investimenti del Ministero dell’Economia, avverranno attraverso veicoli societari e anche attraverso il coinvestimento di altri soggetti come Cdp, Casse previdenziali dei professionisti, fondi pensioni, assicurazioni. La dotazione complessiva dello strumento potrebbe arrivare, così, a quasi 1 miliardo nella prima fase.
Il MEF, dopo il via libera definitivo, sarà quindi autorizzato ad investire, alle condizioni di mercato, nel capitale di imprese nazionali ad alto potenziale o di imprese nazionali che, in relazione alla rilevanza sistemica raggiunta, possono “generare eternalità positive per il paese”, riducendo i costi riferibili al coordinamento tra i soggetti appartenenti alle filiere coinvolte.
NOTA BENE: In caso di acquisto diretto o di sottoscrizione di azioni o di altri strumenti finanziari nei veicoli societari, da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze, non si rendono applicabili le disposizioni di cui al Dlgs n. 175/2016 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica), che introducono una serie di condizioni limitanti, come quelle relative alla tipologia di società ammessa alla partecipazione.
Per la concreta attuazione di tale misura sarà necessaria l’emanazione di un decreto operativo del Mef, di concerto con il MIMIT.
Il nuovo decreto sul Made in Italy prevede anche una serie di misure che si rivolgono direttamente alle piccole e medie imprese.
Si parte dal rafforzamento della Nuova Sabatini con uno stanziamento di ulteriori 274 milioni di euro per il 2023, per poi passare al rifinanziamento degli incentivi alle startup innovative per la brevettazione: sale dal 5 al 10% il credito d’imposta per la ricerca in attività di design (con limite raddoppiato a 4 milioni) e quello per innovazione su tecnolgie 4.0 e transizione ecologica.
Per quanto riguarda il Patent box, il testo provvisorio del Ddl prevede che la maggiorazione da applicare alle spese sostenute per lo sviluppo, l'accrescimento, il mantenimento, la protezione e lo sfruttamento dei beni immateriali agevolabili, ai fini della determinazione della variazione in diminuzione del reddito imponibile e del valore della produzione netta, passi dal 110 al 150% in caso di disegni e modelli.
Tra le altre iniziative da segnalare anche:
Tra i settori produttivi nazionali favorito quello del legno, con 60 milioni di euro per istituire un fondo con l’obiettivo di valorizzare le filiere del legno-arredo e delle fibre tessili naturali.
Un capitolo consistente del Ddl è dedicato alla lotta alla contraffazione.
Al fine di contrastare l’“italian sounding” all’estero, nascerà un contrassegno (non un marchio) con la dizione “Made in Italy” che le imprese potranno, su base volontaria, apporre su articoli prodotti sul territorio nazionale.
Allo stesso tempo, vengono abrogate le norme sulla vecchia dicitura di “100% Made in Italy”, cioè dal disegno al confezionamento, e sull’etichettatura obbligatoria nei settori del tessile, della pelletteria e del calzaturiero.
ATTENZIONE: Maggiori i controlli anche per i “falsi”: la sanzione minima aumenterà, da 100 a 300 euro, per i consumatori che acquistano merce contraffatta, con il massimo che resta a 7mila euro.
Alcune modifiche vengono apportate al codice di procedura penale al fine di accelerare la distruzione delle merci contraffatte oggetto di sequestro (con esclusione dei campioni necessari ai fini probatori), con l’obiettivo di favorire la conclusione dei procedimenti giudiziari.
Punito anche chi "detiene per la vendita" oltre a chi "pone in vendita", con riferimento alle merci contraffatte non introdotte dall’estero; introdotta una misura per valutare, ai fini della revoca o del diniego di rinnovo del permesso di soggiorno di cittadini stranieri condannati per reati in materia di contraffazione, l’eventuale collaborazione con Polizia o magistratura.
Dall’anno scolastico 2024/25 gli studenti italiani potranno scegliere di iscriversi al liceo del Made in Italy, per "promuovere, nell'ottica dell'allineamento tra domanda e offerta di lavoro, le conoscenze, le abilità e le competenze connesse al Made in Italy".
Viene istituita anche la "Giornata nazionale del Made in Italy", il 15 aprile, per "celebrare la creatività e l'eccellenza italiana". La giornata non è assimilata alle feste nazionali e per celebrarla Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni possono promuovere "iniziative per la promozione della creatività e la difesa e valorizzazione del Made in Italy".
In un articolo del provvedimento si stabilisce che al fine di favorire il passaggio di competenze e di abilità tra generazioni, i datori di lavoro privati con un numero di dipendenti non inferiore a cinquanta unità, possono stipulare tra il 1 gennaio 2024 e il 31 dicembre 2024, con un lavoratore andato in pensione da non oltre due anni, un contratto di durata massima di 24 mesi, in forza del quale quest’ultimo si impegna a svolgere, presso l’azienda, attività di tutoraggio, per un massimo di 60 ore mensili, in favore di giovani, di età inferiore a 30 anni, assunti, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ad esclusione del contratto di apprendistato, anche a seguito di trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato, dal medesimo datore di lavoro contestualmente alla sottoscrizione del predetto contratto di tutoraggio. Il limite di età è elevato a 35 anni qualora si tratti di giovani laureati.
NOTA BENE: La remunerazione corrisposta al pensionato per l’attività di tutoraggio non concorre alla formazione di reddito ai fini Irpef e non è assoggettato a contribuzione previdenziale, sino ad una soglia massima percepita di 15.000 (verifica con MEF) euro l’anno.
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