Lavoro nero: prevale la norma o la circolare ministeriale?

Pubblicato il 29 ottobre 2015

Romano è titolare dell’autofficina meccanica “Il bullone svitato”. Ama destreggiarsi tra chiavi inglesi, cinghie di trasmissione e rabbocchi di oli lubrificanti; terminato il lavoro si diletta con il bodybuilding nella vicina palestra del quartiere.

Gli ispettori del lavoro, la cui audacia imperitura viene tramandata oralmente di generazione in generazione, farebbero volentieri a meno di effettuare l’accesso, ma una specifica e dettagliata richiesta d’intervento li obbliga. Così, all’interno dell’officina trovano intenti al lavoro Romano e un giovane meccanico, che è a tutti gli effetti impiegato in nero.

Il titolare reagisce subito in modo un po’ aggressivo e sottolinea che l’aiuto meccanico viene chiamato in officina solo quando strettamente necessario. Gli ispettori non si lasciano intimorire dal nerboruto Romano, anche se, saggiamente, preferiscono spostare la discussione nello studio del consulente del lavoro. Lì, circolare ministeriale n. 26/2015 alla mano, evidenziano che la regolarizzazione del rapporto in nero mediante contratto a chiamata non è possibile.

Ma la norma (art. 22 comma 1 D.lgs. 151/2015) lascia intendere che per ottenere una maxi-sanzione in diffida sia sufficiente un qualsiasi contratto subordinato a tempo indeterminato: il lavoro intermittente rientra pienamente in questa definizione e calza a pennello per la situazione irregolare dell’officina di Romano”.

Gli ispettori si trovano dinanzi a un bel dilemma: da una parte, il dettato normativo e l’acuta riflessione del consulente (tralasciamo i muscoli di Romano…), dall’altra le istruzioni ministeriali, che per i funzionari sono vincolanti. Così, cercano di prendere tempo, in attesa che le nubi sull’argomento si diradino.

In situazioni come queste viene in mente il film di Ridley Scott “The Counselor - Il procuratore” (2013), nel tragico momento in cui un avvocato vuole salvare la propria amata dagli efferati narcotrafficanti e al telefono si sente dire: “Lei si trova a un bivio e crede di poter scegliere. Ma non c’è niente da scegliere. C’è solo da accettare. La scelta è stata fatta molto tempo fa”.

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