L'assegnazione ai soci di azioni proprie è aumento gratuito di capitale

Pubblicato il 08 febbraio 2012 Una società si rivolge all’Amministrazione finanziaria per avere conferma del corretto trattamento tributario da applicare all’operazione di assegnazione di azioni proprie ai soci a titolo di dividendo.

L’agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 12 del 7 febbraio 2012, conferma l’interpretazione fornita con il precedente documento di prassi n. 26/E/2011, in cui si era affermato che l’assegnazione delle azioni proprie ai soci risulta assimilabile, ai fini fiscali, ad un aumento gratuito di capitale mediante passaggio di riserve a capitale. Ciò, ovviamente, se gli utili trasferiti al capitale trovano capienza nell'importo di quest'ultimo, mentre l'eventuale eccedenza va qualificata e tassata come una distribuzione di dividendi, costituendo, dunque, dividendo imponibile.

Con la risoluzione n. 12/E, l’Agenzia, oltre a ribadire quanto già espresso, tiene anche a precisare che l'importo del capitale che si considera incrementato da riserve di utili corrisponde al solo valore nominale delle azioni assegnate, restando irrilevante la differenza tra tale valore nominale e il prezzo di carico delle azioni. Inoltre, si specifica che la capienza del capitale per accogliere la riserva va misurata sulla base dell'ammontare di capitale versato dai soci.

In conclusione, dunque, pur constatando una differenza sul punto tra quanto espresso dai principi contabili internazionali Ias/Ifrs e da quelli nazionali, la risoluzione ribadisce la sostanza puramente patrimoniale dell’operazione. Inoltre, con riferimento alla quota di riserva, l’Agenzia specifica che essa è da considerare trasferita a capitale sociale in quanto destinata a “finanziare” l’aumento gratuito di capitale e che, in ipotesi di capitale sociale incapiente, determinerebbe una eccedenza tassabile.
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