La Cassazione sullo stop alla prescrizione penale per Covid

Pubblicato il 23 luglio 2020

Dalla Corte di cassazione giungono chiarimenti in merito alla causa di sospensione della prescrizione penale introdotta, nell’ambito dell’emergenza Coronavirus, dall’art. 83, comma 4, del Dl n. 18/2020, convertito, con modificazioni, con la Legge n. 27/2020.

Nel testo della sentenza n. 21367 del 17 luglio 2020, la Terza sezione penale si è interrogata sulla legittimità costituzionale di siffatta previsione, trovandosi ad applicarla nell’ambito di un procedimento penale instaurato a carico di un imputato, accusato del reato di violenza sessuale.

Sospensione prescrizione penale anche per processi rinviati d'ufficio

La Corte, dopo aver fatto il punto sulla definizione della normativa emergenziale emanata per affrontare la diffusione del COVID-19 per quel che riguarda la trattazione dei processi penali e civili, ha fornito un preliminare chiarimento: la sospensione della prescrizione si applica anche ai procedimenti rinviati d’ufficio anche se, in relazione a tali procedimenti, l’unico atto da compiere era lo svolgimento dell’udienza.

Il mero rinvio dell’udienza, infatti, dettato dall’impossibilità di celebrarla in forza del disposto della norma, è certamente “atto del procedimento” al quale il comma 4 dell’art. 83, per il tramite del comma 2, collega la sospensione del corso della prescrizione.

Per i procedimenti con udienze ricadenti nel periodo 9 marzo – 11 maggio 2020, per i quali sia stato disposto il rinvio d’ufficio, – si legge, quindi, nella sentenza – il rinvio dell’udienza rende operativa la sospensione del corso della prescrizione, fatte salve le eccezioni previste dall’art. 83, comma 3 del DL.

Cassazione: questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata

A seguire, la disamina sul dubbio di costituzionalità della norma, concernente il profilo della valutazione del principio di irretroattività della legge sfavorevole di cui all’art. 25, comma 2 della Costituzione che, quanto alla fattispecie in esame, atteneva alla prevedibilità, per l’imputato, dei termini di prescrizione dei reati commessi e del relativo computo.

In proposito, la Cassazione ha concluso per la manifesta infondatezza della questione: il bilanciamento tra diritti di rango costituzionale secondo ragionevolezza comporta una limitazione giustificabile, la quale costituisce "una misura sopportabile al principio della irretroattività della legge penale sfavorevole perché la causa di sospensione del corso della prescrizione è di applicazione generale, proporzionata e di durata temporanea".

Secondo la Terza sezione penale della Cassazione, così, la sospensione del decorso della prescrizione, per come sancita dall’art. 83, comma 4, del Dl n. 18/2020, non viola il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

Il Collegio, nello specifico, ha sottolineato di ritenere praticabile un’interpretazione costituzionalmente orientata della norma, reputando, come detto, la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata.

Ha sottolineato, tuttavia, la necessità che la sospensione del corso della prescrizione, per preservare il carattere proporzionato e strettamente temporaneo della stessa, sia – per i processi fissati e rinviati d’ufficio - così modulata:

La notizia della decisione era stata anticipata dalla Cassazione con nota n. 3/2020 del 2 luglio 2020.

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