Il Consiglio dei Ministri ha approvato, venerdì 4 settembre 2015, gli ultimi 4 decreti legislativi che concludono il Jobs Act, la complessa riforma del lavoro attuata dal Governo in meno di un anno.
I decreti legislativi approvati sono relativi a:
Razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini ed imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità;
Riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive;
Razionalizzazione e semplificazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale;
Riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in deroga in costanza di rapporto di lavoro.
Il Ministro Poletti, nella conferenza stampa tenutasi alla conclusione del Consiglio dei Ministri ci ha tenuto, innanzitutto, ad esprimere la propria soddisfazione per il lavoro compiuto, evidenziando che il Governo ha messo al centro del mercato del lavoro italiano il contratto a tutele crescenti, aumentando l’occupazione stabile.
E’ poi passato ad affrontare gli ultimi decreti approvati.
Per quanto concerne il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, ha spiegato il Ministro, che le disposizioni contenute nel decreto sono improntate a tre obiettivi:
inclusione di lavoratori e imprese;
semplificazione e certezze per le imprese;
razionalizzazione delle integrazioni salariali.
In sintesi il Governo ha:
esteso la copertura delle integrazioni salariali a 1milione e 400mila lavoratori che non l’avevano, grazie all’estensione della cassa integrazione agli apprendisti assunti con contratto di apprendistato professionalizzante e includendo nei fondi di solidarietà tutti i datori di lavoro che occupano più di 5 dipendenti, anziché, come in precedenza, più di 15;
stabilizzato definitivamente la NASpI a 24 mesi e rese definitive le misure di conciliazione dei tempi di cura, di vita e di lavoro di cui al D.Lgs. n. 80/2015, attualmente valide per il solo anno 2015;
ammesso la possibilità di richiedere CIGS per 24 mesi con l’estensione a 36 mesi per chi utilizzerà i contratti di solidarietà;
ridotto il contributo ordinario, del 10%, che pagano le imprese per la Cassa integrazione e sostituito lo stesso con un meccanismo di bonus-malus sul contributo addizionale per cui, chi utilizzerà la Cassa integrazione, dovrà pagare in ragione dell’utilizzo effettivo.
Il decreto per le politiche attive prevede l’istituzione dell’ANPAL ed un accordo con le Regioni per il rafforzamento dei Centri per l’Impiego, nonché la stabilizzazione dell’assegno di ricollocazione.
I beneficiari di prestazioni di sostegno al reddito che, senza giustificato motivo, non parteciperanno alle iniziative finalizzate a conseguirne l’inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro, saranno soggetti a sanzioni che vanno dalla decurtazione, alla sospensione o decadenza dalle prestazioni.
Sul fronte ispezioni, il Governo ha optato per l’istituzione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che coordinerà, sulla base di direttive emanate dal Ministro del Lavoro, la vigilanza in materia di lavoro, contribuzione e assicurazione obbligatoria e definirà la programmazione ispettiva e le specifiche modalità di accertamento e detterà le linee di condotta e le direttive di carattere operativo per tutto il personale ispettivo, compreso quello in forza presso l’INPS e l’INAIL.
E’, inoltre, previsto un progressivo accentramento di tutte le funzioni ispettive presso l’Ispettorato nazionale del Lavoro.
Infine, per quanto concerne il c.d. decreto semplificazione si segnala la telematizzazione di tutte le comunicazioni e la tenuta, dall’1 gennaio 2017, del LUL c/o il Ministero del Lavoro, sempre in modalità telematica.
Per i disabili è stata, invece, semplificata la normativa e cambiato il sistema degli incentivi per aumentare il numero dei lavoratori, iscritti al c.d. collocamento obbligatorio, avviati al lavoro.
Particolare attenzione è stata posta alla questione del controllo a distanza dei lavoratori che, attraverso la modifica dell’art. 4 della Legge n. 300/1970, ha adeguato la disciplina all’evoluzione tecnologica, nel rispetto della privacy.
In conclusione, per superare la piaga delle c.d. dimissioni in bianco, è stato previsto l’obbligo di utilizzare, per le dimissioni e le risoluzioni consensuali, moduli da scaricare dal sito del Ministero del Lavoro, datati e numerati.
L’utilizzo di altre modalità comporterà l’inefficacia delle dimissioni e della risoluzione consensuale.
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