Presso la Corte di cassazione si è svolta, il 25 gennaio 2019, la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2019.
Durante le celebrazioni, a cui ha preso parte anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stata data lettura, da parte del Primo Presidente della Suprema corte, Giovanni Mammone, della Relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2018 e si sono susseguiti gli interventi del vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini, del Guardasigilli, Alfonso Bonafede, del Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Riccardo Fuzio, dell’Avvocato Generale dello Stato, Massimo Massella Ducci Teri, e del Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin.
Il Presidente Mammone, in primo luogo, ha evidenziato come, dall’esame dell’attività degli uffici giudiziari a livello nazionale, sarebbero emersi, nell’anno appena trascorso,”positivi progressi nel funzionamento del sistema Giustizia”.
In particolare, è stata segnalata la diminuzione, nel settore civile, del numero dei procedimenti pendenti. Il trend emerso negli ultimi anni sarebbe costante: nel dettaglio, si sarebbe passati dai circa sei milioni di giudizi del 2009, ai poco più di tre milioni e seicentomila del 30 giugno 2018 (con una riduzione delle liti del 4,85 % rispetto allo stesso periodo del 2017).
Le iscrizioni a ruolo si sono ridotte dinanzi ai tribunali, mentre dinanzi ai giudici di pace ed alle corti di appello sono rimaste sostanzialmente stabili.
Per quanto riguarda il contenzioso a livello locale, sono state, poi, segnalate “ricadute diversificate sulle pendenze e sulle definizioni in ragione delle specificità dei singoli distretti”.
In ogni caso, l'estensione della negoziazione assistita anche alle ipotesi di separazione consensuale, divorzio e modifica delle condizioni della separazione o del divorzio, avrebbe influito positivamente sui giudizi, determinando un calo, sia pure contenuto, delle relative procedure.
Un accenno di preoccupazione è stato espresso per quel che concerne le controversie sulla colpa medica, per le quali è stato evidenziato il timore di un appesantimento delle procedure a causa della necessità di espletare gli accertamenti tecnici preventivi richiesti dalla Legge n. 24/2017 e per l’esigenza di revisione degli albi dei consulenti tecnici.
Sul fronte penale, il numero dei procedimenti penali nei confronti di autori noti è diminuito, rispetto all’anno precedente, del 4,1 % e si sono ridotti anche i nuovi procedimenti iscritti (-2,6%) e quelli definiti (-4,7%).
La durata media dei procedimenti dell'ultimo anno è cresciuta in primo grado del 17,5% (da 369 a 396 giorni), mentre l’appello ha visto una riduzione del 3,4% dei tempi di definizione (da 906 a 861 giorni).
Tra gli altri dati, Mammone ha anche evidenziato come, alla fine del 2018, i nuovi ricorsi civili presso la Corte di legittimità, che negli anni precedenti si erano stabilizzati in un trend di progressiva riduzione dell’arretrato, sarebbero aumentati in maniera inattesa, nella misura del 21,7%.
Questo, a causa dell’incremento delle sopravvenienze in materia tributaria (+ 9,8%) e, soprattutto, in materia di protezione internazionale (+ 512,4%).
L’imponenza del fenomeno – si legge nella relazione - “ha statisticamente annullato il pur consistente incremento dei procedimenti definiti nel 2018, trasversale a tutte le Sezioni ordinarie, dando luogo ad un aumento del 4,1% dei procedimenti pendenti, che alla fine dell’anno ammontavano a 111.353 (per il 49% in materia tributaria)”.
Nel suo intervento, il Presidente del CNF, Andrea Mascherin, dopo aver sottolineato l'importanza della dialettica e della cultura del dubbio, come strumenti per un confronto democratico e per una crescita delle idee, si è espresso sul tema delle riforme.
Secondo il rappresentante del Consiglio nazionale forense, in particolare, l’efficienza della giustizia “non passa attraverso interventi codicistici a costo zero”, bensì “attraverso investimenti economici, che devono essere di lunga prospettiva e durata, e perciò oggetto di un lavoro il più possibile comune tra tutte le forze politiche, con il necessario ascolto di chi ogni giorno opera nei tribunali”.
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