Il Dl Manovra in “Gazzetta”

Pubblicato il 01 giugno 2010

Dopo la firma del Presidente della Repubblica, il decreto legge 78 del 31 maggio 2010 - la Manovra correttiva - è approdato sul supplemento ordinario n. 114 della “Gazzetta Ufficiale” n. 125 del 31 maggio 2010 ed è in vigore dallo stesso giorno di pubblicazione. Successivamente sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

Gli aggiustamenti in extremis del Governo, nel rispetto delle osservazioni del Capo dello Stato e nella considerazione delle ragioni del ministro dei Beni culturali, hanno portato, tra varie modifiche: allo stralcio dei tagli dei finanziamenti ad Enti e istituzioni anche se è confermata la riduzione del 50% dei fondi a disposizione (della misura si occuperà il ministro Bondi con un decreto ad hoc entro due mesi); al blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici dal 2011 e non da quest’anno; alla possibilità per il ministero dell'Economia di differire gli acconti d'imposta Irpef per il 2011 (in scadenza al 30 novembre 2010) e per il 2012 (in scadenza il 30 novembre 2011) e sarà decisa una riduzione dell'acconto cha sarà versato in sede di conguaglio.

Anche gli enti previdenziali entrano nelle mire della Manovra: le operazioni di acquisto e vendita di immobili da parte degli enti pubblici e privati che gestiscono forme di previdenza obbligatorie di assistenza e previdenza, nonché operazioni di utilizzo, da parte degli stessi enti, delle somme ricavate dalla vendita degli immobili o delle quote di fondi immobiliari, sono subordinate alla verifica del rispetto dei saldi di finanza pubblica. Dunque, una sorta di nulla-osta di Economia e Lavoro. Tra gli enti sembrano essere ricomprese le Casse dei professionisti.

A tal proposito, si solleva una protesta a Governo e Parlamento da parte dell’Adepp - associazione degli enti privatizzati e privati - per l'aver incluso le Casse di previdenza nella Manovra correttiva, con la conseguenza di ridurre i componenti dei Cda e tagliare le spese degli enti dei professionisti. Il vicepresidente vicario Antonio Pastore, nella lettera al Governo, scrive: “non contribuiamo alla spesa dello stato. Anzi siamo uno dei pochi settori che, per via di una tassazione iniqua, partecipa a formare cospicue entrate e nessuna uscita. ... Per espressa previsione di legge le casse dei professionisti, ai quali è stata riconosciuta l'autonomia per gestire al meglio il patrimonio e farlo fruttare, non possono godere di alcun finanziamento pubblico”.

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