Shermaine, donna americana da tempo trapiantata in Italia, è la titolare di un negozio di giocattoli e peluche; adora in particolare gli orsacchiotti: ne ha di tutti i tipi, da Winnie the Pooh a Paddington.
Nel punto vendita, non troppo grande ma ben fornito e curato in ogni minimo dettaglio, lavora, come dipendente, Jennifer, una ragazza che di americano ha solo il nome. Pare che Jennifer passi gran parte del tempo lavorativo a utilizzare Facebook e non accolga i clienti come dovrebbe.
Shermaine si rivolge al consulente del lavoro per sapere cosa prevede la normativa italiana e come comportarsi di conseguenza. Il consulente le spiega che se riesce a dimostrare che la dipendente utilizza Facebook durante l’orario di lavoro, può procedere al suo licenziamento (Cass. civ. Sez. lavoro, 27/05/2015, Sentenza n. 10955): “Aguzza l’ingegno, il fine giustifica i mezzi, tendile una trappola!”, ecco in sintesi il consiglio del professionista.
L’americana Shermaine decide allora di utilizzare Facebook, ma per postare il seguente messaggio sulla pagina di Jennifer.
«Cara Jennifer, nei paesi anglofoni gli orsacchiotti si chiamano “Teddy bear”, sai perché? Si narra che ai primi del ‘900 l’allora presidente degli Stati Uniti d’America Theodore Roosevelt, soprannominato Teddy, si rifiutò di uccidere un orso durante una battuta di caccia. Quell’orso venne chiamato “Teddy bear” dai giornalisti che raccontarono l’episodio e l’orsacchiotto un paio di anni dopo diventò la mascotte della campagna elettorale per le presidenziali di Theodore Roosevelt. Oltre ad aver ottenuto il Premio Nobel per la pace, è di Roosevelt uno dei quattro volti scolpiti nella roccia sul Monte Rushmore.
Perché ti dico tutto questo? Preferisco non seguire il consiglio del consulente del lavoro, non ti tenderò un tranello tramite Facebook, ho deciso che continuerò ad ispirarmi al presidente Roosevelt e a questa sua famosa frase: “Nessun uomo è giustificato a fare il male per motivi di convenienza”. A te chiedo però maggiore professionalità, ma soprattutto una cosa … non rispondere a questo post durante l’orario di lavoro!».
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