Giudici di pace: al via lo sciopero di 4 settimane

Pubblicato il 09 aprile 2018

Astensione dal 9 aprile al 6 maggio 2018

Inizia oggi, 9 aprile, per terminare il 6 maggio 2018, lo sciopero di quattro settimane consecutive, indetto dall’Associazione nazionale giudici di pace (Angdp) e dall’Unione dei giudici di pace (Unagipa) per protestare contro la riforma della magistratura di pace ed onoraria a firma del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, la cui attuazione è contenuta nel Decreto legislativo n. 116/2017.

Nella lettera di proclamazione dello sciopero, i presidenti delle due associazioni chiedono al Governo attualmente in carica di sospendere “immediatamente ogni attività di attuazione della riforma Orlando”; contestualmente, chiedono, fin d’ora, “al Governo che a breve ne prenderà il posto”, “di abrogare la riforma medesima e procedere, con decreto legge, alla stabilizzazione dei 5.000 giudici di pace e magistrati onorari in servizio.

Imminente impugnativa dei bandi per 400 posti di giudici onorari

I giudici di pace di Unagipa, nel frattempo, hanno anche annunciato – con nota del 31 marzo 2018 - l’imminente impugnativa, in forma di ricorso collettivo al TAR Lazio, avverso tutti i bandi e le graduatorie dei concorsi per 400 nuovi giudici di pace e vice procuratori onorari attualmente pendenti (per come pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 13 febbraio 2018).

Nella nota viene evidenziato che, a norma dell’articolo 7, comma 9, D. lgs. n. 116/2017, una volta che verranno approvate le nuove piante organiche, “il CSM potrà attingere dalle graduatorie che formeranno i consigli giudiziari sino al novembre 2019: nella sostanza, insomma, i 400 posti a concorso diventeranno oltre 2.000, sino a coprire tutti i vuoti di organici (8.000 fra gdp e vpo), e noi diventeremo conseguenzialmente sempre meno essenziali”.

I principali motivi dell’impugnativa saranno, in primo luogo, l’eccesso di delega nella parte in cui la riforma ha posto il divieto di partecipazione ai bandi per chi ha svolto funzioni giudiziarie onorarie per oltre 4 anni (non presente nella legge delega), nonché nella parte in cui è stata limitata l’anzianità di esercizio delle funzioni di avvocato, ai fini dell’avanzamento in graduatoria, a soli 10 anni.

A seguire, nel ricorso verrà lamentata una violazione di legge, nella parte in cui tutti i bandi hanno previsto che la presentazione di una domanda in un distretto inibiva la contestuale presentazione di altra domanda in altro distretto, nonchè, per fionire, l’eccesso di potere e violazione di legge per l’arbitrio con cui sono stati asseritamente individuati i posti messi a concorso e per i criteri di assegnazione dei punteggi per ciascun titolo preferenziale.

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