La Fondazione nazionale commercialisti ha pubblicato, in data 12 marzo 2018, un documento di ricerca sui piani individuali di risparmio (PIR).
Il documento dal titolo “I piani individuali di risparmio: quadro normativo e aspetti operativi”, attraverso degli esempi pratici, quantifica i vantaggi connessi all’accensione di un PIR rispetto ad altri tipi di impiego di risorse ed, allo stesso tempo, effettua una comparazione di questi strumenti rispetto alla altre principali esperienze internazionali.
La disciplina dei PIR è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2017, al fine di favorire l’immissione di flussi finanziari nell’economia reale e nel tessuto produttivo italiano, orientando il risparmio delle famiglie, attualmente maggiormente concentrato sulla liquidità, e veicolando risorse a sostegno delle PMI.
La più recente Legge di Bilancio 2018, ha ampliato il campo di applicazione dei piani individuali di risparmio e la successiva circolare delle Entrate, la n. 3/2018, ha delineato i profili soggettivi e oggettivi della detassazione prevista dalla legge n. 223/2016 su tali “contenitori” finanziari, sottolineando come il rispetto dei requisiti fissati dalla normativa, sia in termini di durata dell’investimento che di composizione e concentrazione degli asset sottoscritti, consenta l'esenzione da ritenute e imposte sostitutive su dividendi, interessi e capital gain.
Il documento della FNC vuole offrire al lettore un inquadramento sia degli aspetti operativi che di quelli più strettamente connessi alle agevolazioni fiscali accordate dal Legislatore su tali particolari forme di risparmio.
A tal fine, sono stati approfonditi i requisiti previsti dalla norma, allo scopo di godere di tali benefici in termini di importo dell'investimento, soggetti emittenti, periodo di detenzione, ecc.
Alcune considerazioni sono state fatte in merito alla convenienza di mettere in atto questo particolare tipo di investimento.
Secondo la Fondazione, “la convenienza per un investitore può essere quantificata piuttosto agevolmente” : in primo luogo, sapendo che i calcoli di convenienza dei PIR devono essere operati confrontando i rendimenti “con gli impieghi alternativi che un investitore può potenzialmente individuare”; in secondo luogo, sapendo che la valutazione complessiva soggiace all'analisi dei costi associati ai PIR.
Alla luce di tali considerazioni, la FNC arriva a concludere che la detassazione dei redditi finanziari derivanti dai PIR fa aumentare la convenienza dell'investimento tanto più questo strumento venga mantenuto nel tempo. Infatti, l'effetto sul capitale della mancata tassazione diventa tanto più rilevante quanto maggiore è la durata del Piano di risparmio.
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