La produzione di documenti falsi o di dichiarazioni mendaci in fase di accesso al pubblico impiego comporta la decadenza dal servizio e la nullità del contratto, qualora tali falsificazioni determinino la mancanza di un requisito essenziale che avrebbe comunque impedito l'assunzione.
In altre ipotesi, le false dichiarazioni o documentazioni presentate al momento o ai fini dell'assunzione possono portare al licenziamento disciplinare purché, valutate tutte le circostanze specifiche del caso, tale misura risulti proporzionata alla gravità del comportamento.
Sono questi i principi enunciati dalla giurisprudenza di legittimità, per come richiamati dalla Sezione lavoro della Corte di cassazione, con sentenza n. 16994 del 20 giugno 2024.
Nel caso in esame, la Cassazione si è occupata della vicenda di un lavoratore, operaio forestale, che era stato licenziato per avere falsamente dichiarato, al momento dell’assunzione, l’assenza di condanne penali a suo carico.
Nella specie, la Corte d’Appello aveva qualificato il licenziamento come disciplinare, anziché come provvedimento di decadenza dal servizio, contrariamente a quanto ritenuto dalla datrice di lavoro e condiviso dal Tribunale.
Per l’effetto, aveva ravvisato un’illegittimità formale della sanzione per violazione del termine perentorio di 120 giorni fissato dalla legge per portare a termine il procedimento disciplinare.
La Suprema corte ha confermato la decisione di appello e respinto il ricorso promosso dalla datrice di lavoro.
Secondo la Corte di Cassazione, infatti, la Corte d’Appello aveva esaminato correttamente le clausole contrattuali e le dichiarazioni false del lavoratore. La decisione di merito di trattare il caso come un licenziamento disciplinare è stata ritenuta appropriata.
E' stato escluso, in tale contesto, che il licenziamento potesse essere considerato come una decadenza automatica dal servizio, il che avrebbe escluso la necessità di rispettare il termine di 120 giorni per il procedimento disciplinare.
Sintesi del Caso | Un lavoratore di un'agenzia regionale è stato licenziato per aver dichiarato falsamente l’assenza di condanne penali al momento dell’assunzione. La Corte d’Appello ha annullato il licenziamento disciplinare, qualificandolo diversamente rispetto alla decisione di primo grado. |
Questione Dibattuta | Se il licenziamento del lavoratore debba essere qualificato come disciplinare o come decadenza automatica dal servizio, con conseguente valutazione della tempistica procedurale. |
Soluzione della Corte di Cassazione | La Corte di Cassazione ha confermato la qualificazione del licenziamento come disciplinare, ritenendo corretto il procedimento della Corte d’Appello e sottolineando la necessità di proporzionalità della misura rispetto alla gravità del comportamento. |
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".