A fronte dell’ennesima esclusione da aiuti economici per l’emergenza Covid-19, i professionisti ordinistici non ci stanno.
Il pomo della discordia: il nuovo decreto Rilancio (Decreto-legge n. 34/2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 19 maggio) e la norma in esso contenuta che prevede un contributo a fondo perduto a favore degli autonomi e delle imprese che nel mese di aprile 2020 abbiano registrato un calo superiore a un terzo del fatturato rispetto allo stesso mese del 2019. Ma tra i soggetti esclusi del beneficio spiccano “i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui ai decreti legislativi 30 giugno 1994, n. 509 e 10 febbraio 1996, n. 103”.
Quindi anche alla luce del nuovo atto del Governo diretto a sostenere i lavoratori nell’emergenza Coronavirus, i professionisti con cassa autonoma sono stati esclusi dal poter fruire di una delle misure di sostegno al reddito.
La denuncia dei diretti interessati arriva con una nota del 19 maggio 2020, firmata dal Comitato Unitario delle professioni (CUP), dalla Rete professioni tecniche (RPT) e dall’Associazione Giuristi ed Economisti insieme (AEGI) dove si afferma che l’esclusione di tutti i professionisti ordinistici dall’accesso ai contributi a fondo perduto che emerge dalla bozza del Dl Rilancio “è una scelta inaccettabile, che dimostra una volta di più un atteggiamento sostanzialmente punitivo della politica nei confronti di un settore determinante per il sistema economico del nostro Paese che, esattamente come tutte le altre realtà del mondo del lavoro autonomo e dipendente, sta attraversando una fase di enorme difficoltà che necessita di un sostegno concreto da parte dello Stato”.
Ordini e collegi chiedono che il Governo intervenga immediatamente per sanare l’evidente disparità di trattamento. In ogni caso gli interessati annunciano battaglia per modificare questa norma affinché siano rese eque le misure per gli imprenditori e per i professionisti.
Con il comunicato congiunto del 19 maggio 2020, ADC, AIDC, ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC, UNAGRACO e UNGDCEC ritengono che non si tratti di una dimenticanza bensì di una specifica esclusione dei professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria.
“Non chiediamo scorciatoie o privilegi. Al contrario, ci aspettiamo di essere trattati come tutti gli imprenditori ed i lavoratori autonomi del nostro Paese”. Si chiede, quindi, la cancellazione di questa ignobile discriminazione.
Diversamente, “valuteremo con i nostri iscritti tutte le più opportune iniziative da intraprendere, che non potranno che essere proporzionate al sentimento di forte sconcerto, che mai come in questo momento alberga in tutte le donne e gli uomini della categoria”.
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