Il Decreto Semplificazioni, approvato “salvo intese” dal Consiglio dei ministri, si appresta ad essere pubblicato in "Gazzetta Ufficiale".
La formula “salvo intese” permette al testo di alcuni articoli, ancora non definitivo, di poter essere rivisto e corretto prima della pubblicazione ufficiale.
Il decreto con i suoi 65 articoli interviene su molte questioni, che vanno dalla semplificazione per gli appalti alla riforma dell’abuso d’ufficio e della responsabilità erariale, con il fine sempre ben evidente di semplificare e velocizzare tutte quelle procedure che finora hanno rallentato lo sviluppo economico del nostro Paese.
Una corsia preferenziale, infatti, dovrebbe essere riservata a tutte quelle opere e servizi che sono collegati all’emergenza Covid-19 come, per esempio, l’edilizia scolastica e quella carceraria, le strade, gli aeroporti e le ferrovie. Inoltre alla Pa verrà riconosciuta una potente maxi-deroga che gli consentirà di aggirare molte regole.
Tra i temi più discussi del Decreto Semplificazioni c’è sicuramente quello legato alle grandi opere da sbloccare: tutti quegli appalti che potranno viaggiare su una corsia preferenziale su ispirazione del cosiddetto "modello Genova".
L’intento è quello di agevolare non solo gli appalti sotto la soglia comunitaria (5,35 milioni di euro), ma anche quelli che superano questo limite.
Per quanto riguarda i piccoli appalti per lavori, servizi e forniture, sotto la soglia di 5,35 milioni di euro, le agevolazioni saranno attive fino al 31 luglio del 2021.
Per le gare senza bando, infatti, è previsto che:
fino a 150mila euro, sarà possibile l’affidamento diretto senza formalità;
entro la soglia di 350mila euro, ci sarà una procedura negoziata senza bando, ma con cinque imprese invitate;
entro un milione di euro, gli inviti salgono a dieci;
oltre un milione di euro, si arriva a quindici inviti totali.
Entro queste soglie si potrà usare il massimo ribasso, con l’esclusione automatica delle offerte anomale.
Inoltre, gli affidamenti diretti dovranno essere aggiudicati entro due mesi e le procedure negoziate entro quattro: nel caso in cui tali termini non venissero rispettati, si andrebbe incontro alla responsabilità erariale del Rup o all’esclusione dell’impresa.
Anche per le grandi opere sono previste alcune significative semplificazioni, con l’arrivo di alcune deroghe.
Fino al 31 luglio 2021, l’aggiudicazione dovrà avvenire attraverso le procedure ordinarie, ma entro sei mesi dall’avvio del procedimento, e con termini accelerati collegati alle procedure di urgenza.
Infatti, per gli appalti che sono legati all’emergenza Covid e al contenimento delle sue conseguenze, nel caso non fossero sufficienti i soli termini accelerati, si potrà scegliere la procedura negoziata senza pubblicazione di un bando, motivata appunto da “ragioni di estrema urgenza”.
In alcuni casi si potrà fare ancora di più. L’ultima versione del decreto, infatti, prevede il potenziamento delle deroghe: sarà possibile derogare a tutte le regole, salvo quelle penali, qualora ci fosse un collegamento con l’emergenza Coronavirus in settori come quello dell’edilizia scolastica, universitaria, sanitaria e carceraria, oltre che nel settore dei trasporti e delle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali.
Altra conferma che trova posto nel testo del Dl Semplificazione è quella che vede l’esclusione delle imprese italiane dalle gare pubbliche anche in caso di irregolarità fiscali non definitive. In base alla norma di cui all’articolo 8 del decreto, infati, la Pa è legittimata ad escludere un’impresa da un appalto per violazioni ancora soggette a ricorso.
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