Dl Fare, in Senato cancellati gli emendamenti gravosi per le imprese

Pubblicato il 06 agosto 2013 L’Iter di approvazione del decreto del Fare appare tutt’altro che semplice. Il disegno di legge di conversione del DL n. 69/2013, recante "Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia", a cui in sede di esame in aula della Camera erano stati aggiunti ben 21 emendamenti, è arrivato al Senato dove le commissioni Affari costituzionali e Bilancio ne hanno approvato alcuni soppressivi presentati da quasi tutti i gruppi. Il fine, quello di semplificare gli adempimenti soprattutto per le piccole e medie imprese, che con i precedenti passaggi parlamentari si erano viste gravare da numerosi adempimenti aggiuntivi, considerati per lo più punitivi per quest’ultime.

Particolarmente importante è risultata, così, la cancellazione del modifica apportata dalla Camera dei deputati alla norma relativa alla responsabilità solidale negli appalti.

Con i ritocchi al provvedimento effettuati nella seduta del 5 agosto al Senato, infatti, viene abolito il Durt: il documento unico di regolarità tributaria. La disposizione contenuta all’articolo 50 prevedeva l’esclusione della responsabilità solidale dell’appaltatore, nei confronti del subappaltatore, nel caso in cui si fosse acquisito da quest’ultimo il Durt. Ne derivava, che fino al momento dell’acquisizione di tale documentazione, l’appaltatore poteva sospendere il pagamento del corrispettivo. Inoltre, la norma prevedeva che le imprese dovessero comunicare all’agenzia delle Entrate tutta una serie di dati riguardanti le retribuzioni erogate, i contributi versati, le imposte dovute, ecc.. Sulla carta si trattava di un adempimento facoltativo, ma che, di fatto, per far ottenere la certificazione ai fini del rilascio del Durt in tempo reale, diveniva un obbligo.

Di qui, la decisione di tornare al testo originario del Governo in tema di responsabilità fiscale negli appalti non senza, però, qualche ripensamento: le Commissioni affari costituzionali e bilancio di palazzo Madama hanno approvato un ordine del giorno per il rinvio della questione alla delega fiscale.

Sempre in materia di edilizia e di appalti è poi da ricordare anche la cancellazione – sempre con un emendamento – di una norma semplificativa prevista nel testo originario del Governo.

Si tratta, nello specifico, della norma che prevedeva la possibilità di poter ricostruire un edificio cambiandone la sagoma semplicemente attraverso la Scia (Segnalazione certificata inizio attività). Grazie all’ultima modifica recata dal Senato, le opere di ristrutturazione tornano ad essere considerate come vere e proprie “ristrutturazione urbanistiche” e non come delle semplici “manutenzioni straordinarie”; pertanto, per poter essere realizzate necessitano del permesso di costruire.

Altro nodo ampiamente discusso è stato quello che ha visto, solo in tarda serata, l’approvazione a larga maggioranza di un emendamento che ripristinava la stretta originariamente prevista dal Dl “Salva-Italia” sui compensi dei manager delle società pubbliche. La proposta di introdurre un taglio del 25% agli stipendi degli amministratori delle Spa non quotate emittenti titoli è passata ed è stata estesa a tutti i manager pubblici con un compenso a qualsiasi titolo determinato, che non rientrano nel tetto dei circa 300mila euro.

Intanto proseguono i lavori parlamentari anche per il decreto Lavoro-Iva. In commissioni Lavoro e Finanze si era profilata l’ipotesi di una blindatura del testo con il ritiro degli emendamenti prima che lo stesso giungesse in Aula. Ma in sede di Commissione Bilancio sono stati sollevati nuovi dubbi sulla copertura finanziaria, evidenziando uno scoperto di circa 13 milioni di euro. Il Dl così dovrebbe ora essere nuovamente corretto alla Camera con un emendamento che accolga i nuovi rilevi, prima di passare al Senato dov’è atteso per la terza lettura.
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