Il divieto di discriminazione diretta non è limitato alle sole persone che siano esse stesse disabili ma si estende anche ai lavoratori che assistono un familiare disabile (cosiddetti caregiver).
E' quanto ribadito dalla Corte di cassazione, Sezione lavoro, nel testo dell'ordinanza n. 13934 del 20 maggio 2024, pronunciata riguardo al caso di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo intimato a una lavoratrice.
La dipendente si era opposta al licenziamento comminatole sostenendo che fosse discriminatorio in quanto non era stato considerato il suo stato di caregiver per il marito disabile.
Il divieto di discriminazione è un principio fondamentale nel contesto lavorativo e legale.
Le normative europea e italiana tutelano i lavoratori contro qualsiasi forma di trattamento sfavorevole basato su disabilità, età, genere e altri fattori protetti.
Nella vicenda in esame, la Corte d'appello aveva riconosciuto l'illegittimità del licenziamento atteso che la società datrice di lavoro non aveva adeguatamente dimostrato l'assolvimento dell'obbligo di repechage.
L'obbligo di repechage impone al datore di lavoro di esplorare tutte le possibilità di ricollocare il lavoratore in altre posizioni disponibili prima di procedere al licenziamento.
Questo nell'ambito dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, licenziamenti riferiti, ossia, a ragioni economiche, produttive o organizzative che rendono indispensabile il recesso di un lavoratore.
In tale contesto, tuttavia, la medesima Corte d'appello aveva ritenuto non provato il fatto che il licenziamento fosse anche discriminatorio.
Per questo motivo la lavoratrice si era rivolta alla Corte di cassazione.
In questa sede, la Suprema corte ha parzialmente accolto il ricorso della lavoratrice, evidenziando che la Corte d'Appello non aveva adeguatamente considerato gli elementi di discriminazione diretta o indiretta né, quindi, verificato se il licenziamento della lavoratrice fosse discriminatorio.
Nella sua disamina, la Corte di cassazione ha rilevato:
Obbligo di Repechage: la Corte d'Appello non aveva considerato pienamente l'obbligo del datore di lavoro di ricollocare la lavoratrice in una posizione adeguata, tenendo conto dei benefici della Legge n. 104/1992 per l'assistenza ai familiari disabili.
Discriminazione diretta: andava richiamato il principio secondo cui la discriminazione diretta non è limitata ai soli lavoratori disabili, ma include anche coloro che assistono familiari disabili. E' stata citata, in tale contesto, la direttiva del Consiglio 2000/78/CE, che prevede il divieto di discriminazione basata sulla disabilità, anche se questa riguarda un familiare del lavoratore.
Verifica della Correlazione Significativa: la Corte d'Appello non aveva verificato se vi fosse una correlazione significativa tra lo stato di caregiver della lavoratrice e il licenziamento, nonostante la presenza di sedi alternative più vicine alla residenza del disabile.
Applicazione della Tutela Reintegratoria: in caso di licenziamento illegittimo per insussistenza del giustificato motivo oggettivo, il giudice deve applicare la tutela reintegratoria, come previsto dall'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, modificato dalle recenti sentenze della Corte Costituzionale.
In sintesi, la Corte di cassazione ha criticato l'approccio della Corte d'Appello per non aver adeguatamente considerato gli aspetti di discriminazione e ha stabilito che il caso dovesse essere riesaminato con particolare attenzione alla tutela dei diritti della lavoratrice, inclusa la possibilità di reintegrazione.
Da qui la cassazione della decisione impugnata, con rinvio alla Corte d'appello per una nuova valutazione di merito.
Sintesi del Caso | Una lavoratrice, licenziata per giustificato motivo oggettivo, ha contestato il licenziamento sostenendo che fosse discriminatorio in quanto caregiver per il marito disabile. La Corte d'Appello aveva riconosciuto l'illegittimità del licenziamento senza riconoscere la discriminazione. |
Questione Dibattuta | La questione principale era se la Corte d'Appello avesse adeguatamente valutato gli elementi di discriminazione diretta e indiretta, e se il datore di lavoro avesse esplorato tutte le possibilità di ricollocazione. |
Soluzione della Corte di Cassazione | La Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d'Appello non aveva adeguatamente considerato la discriminazione e l'obbligo di repechage. Ha cassato la decisione e rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione. |
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