C’è qualcosa di strano nell’azienda “Omnia munda mundis srl”: sul finire del mese scorso si è verificata la dimissione in massa di tutti e dieci i dipendenti.
Nei corridoi ministeriali sono state subito avanzate le ipotesi più disparate. C’è chi ha pensato ad un virus ancora sconosciuto ai più, chiamato in un articolo di giornale con il termine “smashwork”, per certi versi sinistramente simile allo “smartwork”… Altri hanno pensato si trattasse di appartenenti a un’ignota setta, che predica le dimissioni in massa come sacrificio all’etneo dio Vulcano. Altri ancora hanno deciso di effettuare un accesso in azienda per capire cosa stesse succedendo.
Dopo aver rintracciato tutti i lavoratori, gli ispettori si sono resi conto che le dimissioni erano state esercitate telematicamente come previsto dalla nuova disciplina (art. 26 del D.lgs. n. 151/15 e Ministero del Lavoro, D.M. 15/12/2015), ma i dipendenti erano stati “invitati” dall’azienda a richiedere il Pin all’INPS, per poi consegnarlo successivamente al datore di lavoro, che ha eseguito materialmente la procedura.
I funzionari hanno spiegato ai dipendenti che la nuova normativa è volta a garantire che la volontà di risoluzione del rapporto venga espressa dai lavoratori in maniera genuina e senza nessun turbamento. Hanno proseguito evidenziando che il legislatore non ha inteso rendere più rapide e alterabili le dimissioni, in quanto il Pin rilasciato dall’INPS è personale e non cedibile: gli adempimenti devono essere fatti esclusivamente dal lavoratore, facendosi aiutare se del caso dal sindacato (faq dell’08/04/2016 rese dal Ministero del Lavoro all’Ordine dei consulenti del lavoro).
“Ora bisognerà fare un po’ di pulizia – hanno concluso gli ispettori – le dimissioni sono inefficaci e l’operato immondo del vostro datore di lavoro andrà attentamente valutato. Chi ritiene che le dimissioni telematiche siano più facilmente manipolabili dovrebbe piuttosto pensare che il computer aiuta a malapena a risolvere i problemi che crea!”.
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