Anche il solo titolo di un articolo di giornale può avere capacità diffamatoria.
Questo in considerazione dell’evoluzione, nel tempo, delle modalità della comunicazione, divenute sempre più rapide ed essenziali.
Basti pensare alla velocità dei sistemi che la rete internet mette a disposizione della grande massa dei consumatori, limitando in alcuni casi i messaggi ad un certo numero di caratteri.
In particolare, la richiamata caratteristica della rapidità fa sì che, molto spesso, i fruitori di un quotidiano o di un settimanale si limitino proprio a scorrere i titoli, magari attraverso la home page presente nel web, in vista di un’informazione sintetica che non obbliga ad una lettura dilatata nel tempo.
Detta rapidità, pertanto, rende ancora più importante la valutazione circa l’idoneità, appunto, anche del solo titolo a rivestire potenzialità diffamatorie mentre, per contro, la valutazione della portata diffamatoria attraverso la lettura congiunta del titolo e dell’articolo riveste un’importanza minore rispetto al passato, proprio perché la fruizione dell’informazione è diventata più veloce.
Ciò, con importanti ricadute anche in ordine alla superficialità che inevitabilmente ne consegue.
Sono queste le considerazioni contenute in un’ordinanza di Cassazione, la n. 12012, depositata il 16 maggio 2017.
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".