Decreto sviluppo, piano Di Maio tra incentivi e tecnologia

Pubblicato il 20 marzo 2019

Il decreto sviluppo inizia a prendere forma e alle prime proposte del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, vede affiancarsi un contropiano messo a punto dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.

Il pacchetto di iniziative per la crescita del Paese del Vicepremier si articola in oltre 20 norme, che riguardano vari temi: dagli incentivi al credito, dai brevetti al digitale, fino al made in italy.

Le due proposte preparate in parallelo potrebbero ora confluire in un unico documento: un disegno di legge o ancor meglio un decreto da varare contemporaneamente con il Def.

Incentivi: Banca pubblica degli investimenti e Eltif

Per quanto riguarda il capitolo degli incentivi, tra i suggerimenti avanzati dal piano Di Maio, anche quello che prevede di estendere agli Eltif (i nuovi fondi di investimento europei a lungo termine) le agevolazioni fiscali previste per i Piani individuali di risparmio (Pir).

Inoltre, si sta lavorando anche alla messa a punto della Banca pubblica degli investimenti (Bpi), finalizzata al sostegno delle imprese e che andrebbe ad affiancarsi ad una nuova versione del Fondo di garanzia, con una sezione apposita dedicata alle imprese edili e con attenzione anche al crowdfunding, al social lending e ai “basket minibond”.

Nella bozza del pacchetto delle nuove proposte anche incentivi:

Digitale ed energia: si lavora a Italiathec

Si chiamerà Italiathec, l’Agenzia nazionale per la crescita e la formazione finalizzata al trasferimento tecnologico e al passaggio dalla ricerca ai brevetti.

Questa Agenzia, su cui si sta lavorando, sarà una rivisitazione di organismi già esistenti e dovrebbe inglobare le risorse di un Fondo per il capitale immateriale ancora inattuato e bloccato.

Nel decreto sviluppo dovrebbe, poi, entrare a far parte anche un pacchetto di proposte per la distribuzione di gas ed energia, per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili.

Infine, recuperata una iniziativa di legge già avanzata in precedenza, che vuole introdurre un segno distintivo “made in Italy” - da adottare volontariamente e per vendite extra Ue - che aiuti a proteggere i prodotti italiani dal cosiddetto “italian sounding”.

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