Decreto dignità ok dal Cdm: stretta sui contratti a termine e licenziamenti più costosi

Pubblicato il 03 luglio 2018

Approvato il decreto lavoro e fiscale estivo del Governo Conte, con un pacchetto fiscale "leggero" rispetto alle bozze e importanti misure riguardanti il lavoro.

Nella serata del 2 luglio 2018, il Consiglio dei Ministri, presieduto dal Premier Conte, ha approvato il decreto legge estivo, che introduce misure urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese (cosiddetto decreto dignità).

Il provvedimento, in particolare, intende:

Riforma del lavoro: contratti a termine senza causale fino a 12 mesi, rinnovo con causale per un altro anno

Parte centrale del decreto dignità è quella riguardante il capitolo lavoro.

Il Jobs act ha subito un duro attacco dall’Esecutivo, intenzionato a tutti i costi a mettere in campo misure per contrastare la precarietà.

Come si legge nel comunicato stampa n. 8/2018 del CdM, infatti, obiettivo prioritario è quello di limitare l’utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato, favorendo i rapporti a tempo indeterminato.

A tal fine, si intedde ridurre il lavoro precario, riservando la contrattazione a termine ai casi di reale necessità da parte del datore di lavoro.

Nello specifico, i contratti a termine potranno durare massimo 12 mesi. Successivamente, per essere rinnovati, si dovrà indicare una causale specifica, che indichi il motivo per cui non diventano a tempo indeterminato. Inoltre, anche in questo caso, si potranno prorogare al massimo per altri 12 mesi. Così, la sua durata massima scende a 24 mesi, rispetto agli attuali 36.

Il rinnovo, dunque, deve essere giustificato da:

Viene ridotto da cinque a quattro il numero di proroghe ammesse e aumenta il costo contributivo addizionale di 0,5 punti per ogni rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione.

Queste nuove disposizioni si applicano ai contratti di lavoro a tempo determinato di nuova sottoscrizione e nei casi di rinnovo dei contratti in corso al momento dell’entrata in vigore del decreto.

Alla nuova disciplina dei contratti a tempo determinato viene equiparata la somministrazione: le Agenzie per il lavoro potranno avere al massimo il 20% di assunti a termine.

Raddoppia l’indennità per i licenziamenti senza giusta causa

Rivista anche l’entità dei ristori economici previsti in caso di licenziamenti senza giusta causa.

L'indennizzo previsto per l'ipotesi di licenziamento in assenza di giustificato motivo oggettivo (cosiddetto licenziamento economico), a seguito dell'entrata in vigore del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, sale infatti del 50%. In base all’attuale disciplina, in caso di licenziamento illegittimo, l’indennità risarcitoria dovuta al lavoratore oscilla da un minimo di 4 mensilità a un massimo di 24. Con le nuove norme, tale tetto potrebbe salire a 36 mensilità, mentre si ipotizza di far salire l’indennizzo minimo a 6 mensilità.

Pacchetto fiscale “leggero”

Sul capitolo delle semplificazioni fiscali è arrivato, invece, un pacchetto di misure in versione ridotta e più “leggera” rispetto alle bozze in circolazione nei giorni scorsi, ma che comunque punta ad eliminare “istituti creati per fare cassa”.

Così, il redditometro è stato revisionato, invece che abrogato. Tale revisione porta ad una sospensione immediata dei controlli sugli anni d’imposta 2016 e seguenti, con l’obiettivo dell’abolizione dell’attuale decreto ministeriale del 2015, che fissa elementi e indici di capacità contributiva dei cittadini.

Lo spesometro è stato prorogato, invece che abolito, e si parla di un chiarimento “d’urgenza” sulla possibilità per i contribuenti di optare per l’invio trimestrale o semestrale.

E' stata rinviata la scadenza per l'invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (spesometro). In particolare, si stabilisce che i dati di fatturazione relativi al terzo trimestre del 2018 possono essere trasmessi telematicamente all'Agenzia delle Entrate entro il 28 febbraio 2019, anziché entro il secondo mese successivo al trimestre.

Con riferimento allo split payment (scissione dei pagamenti), l’abolizione è limitata solo per i professionisti con ritenuta d'acconto.

Con il nuovo decreto dignità, infatti, costi permettendo, si mira ad eliminare tale obbligo, prevedendo che la scissione contabile non si applichi alle prestazioni di servizi rese alle pubbliche amministrazioni dai professionisti “i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto” (art. 17-ter, Dpr n. 600/1972).

Misure anti-delocalizzazione: si perdono gli aiuti di Stato

Per salvaguardare i livelli occupazionali e contrastare la delocalizzazione delle aziende che abbiano ottenuto aiuti dallo Stato per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche in Italia, il decreto legge estivo prevede che le imprese decadono dai benefici ricevuti per l’effettuazione di investimenti produttivi in caso di delocalizzazione entro cinque anni dall’iniziativa agevolata. Ma non è tutto, le stesse sono tenute a restituire il contributo ricevuto, con gli interessi calcolati al tasso di riferimento vigente al momento dell’erogazione e maggiorati fino a 5 punti. Si applica anche una sanzione, da due a quattro volte l’importo indebitamente fruito.

Inoltre, è prevista anche la revoca totale o parziale (in base alla dimensione dell’impresa e alla riduzioni di occupazione) degli aiuti per le imprese che prima di 5 anni riducono l’occupazione nell’unità produttiva o attività interessata dal contributo.

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