Il Consiglio Nazionale Forense ha pubblicato, sul proprio sito istituzionale, una scheda di analisi della Legge n. 70/2020, di conversione, con modificazioni, del Dl n. 28/2020 – cosiddetto “decreto Giustizia” - predisposta dal proprio Ufficio studi.
La disamina si occupa delle nuove disposizioni in materia di giustizia civile, di ADR e relative al Consiglio nazionale forense medesimo.
Nelle premesse una considerazione: stigmatizzata la modalità di intervento sulle norme che riguardano la tutela processuale dei diritti.
Il CNF si riferisce, in particolar modo, alle previsioni che incidono sull’articolo 83 del DL n. 18/2020, relativamente alla cosiddetta Fase 2 dell’emergenza Coronavirus per il settore Giustizia.
La Legge di conversione, viene ricordato, ha indicato il 30 giugno 2020 come termine finale di vigenza dei provvedimenti vincolanti dei capi uffici giudiziari, anticipandolo rispetto al 31 luglio attualmente previsto.
Il Consiglio è favorevole a tale anticipazione in quanto con essa si riattiva l’ordinaria modalità di accesso ai tribunali e ai relativi servizi.
Tuttavia, ne segnala anche l'effetto dirompente sul principio di affidamento e sul diritto di difesa, laddove l’anticipazione medesima viene estesa alle previsioni del comma 8 dell'art. 83 sulla sospensione della decorrenza dei termini di prescrizione e decadenza dei diritti.
Con la conseguenza che, dal 1° luglio, i suddetti effetti sospensivi e impeditivi verrebbero meno “in forza di una disposizione che, a pochissimi giorni dalla nuova scadenza non è ancora vigente, senza alcuna considerazione dell’affidamento maturato in ragione della vigenza di un termine ben più ampio”.
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