L’Ufficio stampa della Corte costituzionale ha anticipato la decisione resa all’udienza di ieri rispetto alle questioni di legittimità sollevate dal Tribunale di Venezia, riguardanti la legge sulle unioni civili e il decreto sugli atti dello stato civile.
Dette questioni – si legge nel comunicato stampa del 21 ottobre 2020 – sono state dichiarate inammissibili.
Le stesse erano state sollevate nell’ambito di una causa riguardante una donna unita civilmente ad un’altra che aveva concepito all’estero, mediante tecniche di fecondazione eterologa, un figlio poi nato in Italia.
Il giudice rimettente aveva ritenuto che la disciplina vigente - che non ammette la registrazione nell’atto di nascita del bambino come figlio di due donne - costituisse una violazione dei dritti della “madre intenzionale” e quelli del minore, determinando anche una irragionevole discriminazione per motivi di orientamento sessuale.
A fronte di tali rilievi, i giudici costituzionali hanno evidenziato che stabilire tale possibilità, ossia se due donne possano essere registrate come madri del figlio nato in Italia ma concepito all’estero con fecondazione eterologa, spetta al legislatore.
Il riconoscimento dello status di genitore alla cosiddetta madre intenzionale “non risponde a un precetto costituzionale ma comporta una scelta di così alta discrezionalità da essere per ciò stesso riservata al legislatore, quale interprete del sentire della collettività nazionale”.
Rispetto ad un tema così eticamente sensibile come quello in esame – precisa la Corte - “ponderare gli interessi e i valori in gioco, tenendo conto degli orientamenti maggiormente diffusi nel tessuto sociale in un determinato momento storico”.
Si resta in attesa del deposito della sentenza, previsto nelle prossime settimane.
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