Concordato preventivo biennale senza punteggio ISA?

Pubblicato il 12 gennaio 2024

Il decreto di riforma del fisco che riguarda il concordato preventivo biennale potrebbe accogliere dei correttivi. Infatti la commissione Finanze al Senato ha dato il via libera al parere sullo schema di decreto delegato sul concordato preventivo biennale, formulando delle osservazioni.

Come è formulato il concordato biennale?

Da quanto declamato dal Governo, il concordato biennale parte da un accordo tra Fisco e contribuente: il primo determina un imponibile presuntivo per il successivo biennio, che, se viene accettato dal contribuente, fissa un imponibile su cui applicare la tassazione per due anni.

Si richiede che siano state presentate le ultime tre dichiarazioni dei redditi e non avere condanne per reati fiscali commessi negli ultimi tre periodi di imposta.

I destinatari sono i contribuenti di minore dimensioni, le imprese e i lavoratori autonomi:

Osservazioni sulla misura

Stante la presenza di paletti alla possibilità di avvalersi del concordato, la Commissione del Senato ha ritenuto meritevole di modifica la parte relativa ai requisiti di ingresso per i soggetti ISA.

Secondo i tecnici, è possibile togliere il punteggio minimo di 8 ISA per accedere al concordato preventivo biennale. Infatti, il punteggio fissato rischia di rendere poco applicabile l’istituto; inoltre i soggetti con alto punteggio Isa potrebbero essere poco interessati ad aderire al concordato, potendo avvalersi della premialità per essi prevista.

In sostanza, per la Commissione sarebbe auspicabile una estensione per accedere al concordato preventivo biennale, facendovi rientrare i contribuenti che ne facciano richiesta, nel rispetto della disciplina relativa agli ISA.

L’osservazione non è dispiaciuta al viceministro all’Economia, Maurizio Leo, il quale potrebbe avanzare correzioni alla bozza di testo per rendere il concordato preventivo biennale più allargato.

Modifiche alle tempistiche

Un’altra osservazione avanzata in sede di Commissione Finanze attiene ai tempi di adesione: attualmente, il contribuente è chiamato a decidere se aderire o meno entro la fine giugno. Nel 2024, primo anno di applicazione, la scadenza slitta al 31 luglio.

Sarà l’Agenzia delle Entrate a rendere note al contribuente le specifiche procedure informatiche da utilizzare per comunicare i dati necessari alla formulazione della proposta di concordato. Dopo l’invio dei detti dati, l’Agenzia formulerà la proposta nei 5 giorni successivi.

Tali tempistiche sono state considerate dalla Commissione troppo limitate, anche considerando gli altri adempimenti che gravano su contribuenti e intermediari.

Pertanto la proposta è di dilatare i termini almeno nella fase di prima applicazione del nuovo istituto.  

Considerando che al vaglio c’è anche la volontà di modificare i termini per la presentazione della dichiarazione dei redditi – dal 30 settembre al 15 ottobre – si potrebbe prevedere che il termine per accettare il concordato sia anch’esso il 15 ottobre.

Infine, dalla Commissione è giunta la proposta di porre un tetto nella procedura di elaborazione e definizione della proposta di concordato: l'eventuale l'incremento del reddito e della produzione netta rispetto a quello dell'anno di riferimento preso a base dovrebbe essere limitato ad una percentuale fino al massimo al 10 per cento.

Cosa deciderà l'esecutivo?

Ora la parola passa al Governo, che dovrà decidere se accettare le ipotesi di modifica di quello che sarà il concordato preventivo biennale, per i periodi di imposta 2024 e 2025.

Dopo la pubblicazione ufficiale del decreto legislativo, saranno necessari, per l’effettività delle norme, i relativi provvedimenti attuativi, da parte sia dell’Agenzia delle Entrate che del MEF.

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