La Commissione Bilancio della Camera ha bocciato - dichiarandolo inammissibile per difetto di inerenza - l'emendamento alla Manovra 2018 per introdurre le specializzazioni dei commercialisti, attraverso la revisione dell'ordinamento professionale del decreto legislativo 139/2005.
Il presidente Cndcec, Miani, pur rammaricato per l'occasione sprecata, risponde: “Ci riproveremo, ma passerà almeno un anno”.
E l'appunto è verso il dissenso dei sindacati: “Se non ci fossero stati anche discorsi legati a dissensi interni, forse ora staremmo qui a parlare d’altro... se la spinta arriva da tutti è un discorso, se, invece, non è così le cose cambiano. Eppure, nel corso dell’ultima assemblea dei Presidenti, tutti, compresi i sindacati, hanno detto di essere d’accordo su questo progetto. Quindi, non si capisce il perché di questo dissenso proprio nel momento cruciale per l’approvazione del provvedimento”.
Il presidente Cndcec si riferisce alle lamentele dei sindacati per i costi troppo elevati e per la previsione, contenuta nell’emendamento, di poter ottenere la specializzazione solo dopo cinque anni di iscrizione all’albo.
I sindacati rispondono da Villafranca di Verona in cui si celebrava - su iniziativa dell'Anc, Associazione nazionale commercialisti - il decennale dell'istituzione dell'Albo unico in cui confluirono dottori commercialisti e ragionieri. Durante la manifestazione, il presidente dell'Anc Marco Cuchel, sulle specializzazioni stoppate ha ribadito che “non son stati i sindacati a osteggiarne il cammino”.
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