Il decreto Ristori-quater, in "Gazzetta Ufficiale" del 30 novembre 2020, ha previsto ulteriori misure connesse all’emergenza da Covid-19.
Tra queste si segnalano:
la proroga del secondo acconto Irpef, Ires e Irap;
la sospensione dei versamenti di contributi previdenziali, ritenute e Iva di dicembre;
la proroga del termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi e dell’Irap a quella delle definizioni agevolate.
La norma veicolata nel suddetto decreto è stata richiesta più volte dalla categoria dei commercialisti, sia dal Consiglio nazionale come pure dai sindacati, che hanno sottolineato l’importanza di dare più tempo non solo ai contribuenti ma anche agli intermediari.
La richiesta dei commercialisti era quella di rinviare le scadenze almeno alla fine del 2020, con un allineamento con il termine già prorogato per l’invio dei 770, mentre il Governo ha optato per la mini-proroga al 10 dicembre prossimo.
In una nota diffusa il 1° dicembre, il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, ha pubblicamente affermato che “il rinvio delle scadenze fiscali al 10 dicembre è insufficiente”. Moltissime sono, infatti, le segnalazioni degli iscritti alla categoria che dichiarano di essere in affanno e che chiedono giustamente di avere più tempo a disposizione.
Per tale motivo, Miani vuole rinnovare l’invito al Governo, affinché venga disposta una proroga dei termini per la presentazione delle dichiarazioni fiscali che vada almeno all’inizio del 2021 e non si limiti a 10 giorni: infatti, spostando il termine dal 30 novembre al 10 dicembre si lascia comunque l’adempimento in una finestra temporale investita dalla seconda ondata di epidemia da COVID-19.
La proroga del termine di presentazione delle dichiarazioni, spiega Miani, “non impatterebbe sui saldi finanziari, ma al massimo sul desiderio dell’Agenzia delle Entrate di ricevere i relativi dati”.
E’ necessario a questo punto – secondo il Presidente Miani – che il Governo decida se assecondare la necessità di chi, alla luce della seconda ondata di pandemia in corso, che vede moltissimi operatori in grave difficoltà nella gestione degli invii telematici, chiede un rinvio al 2021; oppure quella di chi, nonostante la seconda ondata di pandemia in corso, chiede l’invio come se si fosse in condizioni di normale operatività.
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