In Commissione Finanze del Senato del 13 settembre 2018, i commercialisti, guidati dal Presidente Massimo Miani, si sono espressi in materia di semplificazioni del sistema tributario e di rapporto tra contribuenti e Fisco.
Il numero uno del Consiglio Nazionale dei commercialisti, affiancato dai consiglieri Maurizio Postal e Gilberto Gelosa, ha presentato nel corso dell’audizione un documento di 57 pagine, nel quale sono state riepilogate 43 proposte di intervento o modifica.
Molte sono delle vere e proprie semplificazioni di specifici adempimenti, soprattutto in vista della prossima entrata in vigore dell’obbligo della fatturazione elettronica per tutti.
Nello specifico, i commercialisti, in un’ottica di semplificazione del sistema fiscale, hanno:
evidenziato la necessità di una espressa codificazione normativa dell'obbligo del contraddittorio preventivo ai fini della validità dell'atto di accertamento;
invitato la Commissione ad abrogare la Tasi, mediante suo accorpamento nell’Imu data la condivisione con quest’ultima della quasi totalità delle basi imponibili, e l’Irap, mediante sua sostituzione con una addizionale regionale sulla stessa base imponibile dell’Ires;
espresso alcune criticità per alcune misure che sarebbero allo studio del Governo come, ad esempio, l’estensione del regime dei minimi alle partite IVA con fatturato fino a 100.000 euro;
proposto la collocazione dello Statuto del contribuente all’interno della gerarchia delle fonti, ribadendo l’assoluta necessità e urgenza di costituzionalizzare alcuni principi in esso contenuti (irretroattività delle norme tributarie, autoqualificazione delle norme interpretative in materia tributaria, divieto di far uso della decretazione d’urgenza per l’istituzione di nuovi tributi o l’estensione soggettiva di quelli esistenti).
Uno dei temi caldi affrontati dai commercialisti è quello relativo alla fatturazione elettronica tra privati, in vista della sua prossima partenza. Secondo il Presidente Miani, l’avvio del nuovo obbligo per tutti a partire da gennaio 2019 rischia di trovare molti contribuenti impreparati, in particolar modo quelli meno strutturati e di minori dimensioni.
Per questo motivo, la categoria ha suggerito la sterilizzazione delle sanzioni legate all'adempimento fino al 30 giugno 2019 e richiesto un avvio scaglionato: con partenza iniziale per le imprese quotate e quelle di grandi dimensioni; a seguire gli altri soggetti con più di 50 dipendenti; poi, i soggetti con più di 10 dipendenti e, infine, tutti gli altri soggetti non esonerati da detto obbligo. In tal modo, l'adempimento in via obbligatoria dovrebbe entrare a regime nel 2022.
In alternativa, si propone il rinvio di un anno del termine di decorrenza dell’obbligo in oggetto per i soggetti di minori dimensioni che adottano il regime di contabilità semplificata.
Riguardo al taglio dell’aliquota Irpef dal 23% al 22%, i commercialisti hanno condiviso le perplessità di quanti hanno evidenziato come la riduzione al 22% dell’attuale aliquota Irpef del 23% possa, di fatto, produrre scarsi vantaggi.
Il documento del Cndcec evidenzia come, sulla base dei dati delle dichiarazioni fiscali presentate nel 2017, la riduzione dal 23% al 22% dell’aliquota Irpef costa ben 4,1 miliardi di euro, ma, interessando tutti i 30,8 milioni di contribuenti che dichiarano una imposta netta positiva, determina un vantaggio individuale molto esiguo, pari a 12,5 euro al mese per i 22 milioni di contribuenti che dichiarano un reddito superiore a 15.000 euro e pari a 7,3 euro al mese per gli 8,8 milioni di contribuenti che dichiarano meno di 15.000 euro di reddito.
Per tali concrete ragioni, il presidente Miani ha invitato Governo e maggioranza a concentrare le risorse su interventi più mirati che possano lasciare veramente il segno, come quelli sulle partite IVA, tenendo conto però dei suggerimenti offerti dalla categoria, per non creare pericolosi effetti distorsivi.
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