Si è tenuto l’annuale consesso dei commercialisti: gli Stati generali della professione. Proposto dal Mef un patto per la riforma Irpef con i commercialisti.
All’evento, tra i molti attori istituzionali e politici, anche il presidente di Confindustria, Boccia, che riporta all’attenzione dei partecipanti il dossier Confindustria-Cndcec sulle semplificazioni fiscali, solo in parte accolto dal legislatore.
Il presidente Cndcec, Miani, ha aperto l’evento battendo sulla necessità di mettere “ordine”, è il caso di dire, nella giungla di partite Iva, iscritte in registri opachi, che prestano servizi di consulenza in materia contabile, fiscale ed economica: “le istituzioni sanno perfettamente che nell’Ordine dei commercialisti e attraverso l’Ordine, troveranno quella chiarezza e trasparenza di informazioni che consentirà loro di ottenere risposta a ciascuna domanda. Fuori dall’Ordine, c’è il disordine”.
Nei confronti di “questi soggetti si interviene solo in fase repressiva. Per il resto ci si concentra su coloro che, come i commercialisti, sono agevolmente individuabili perché facilmente ‘tracciabili’”.
Miani denuncia anche le iniziative istituzionali che, in tal senso, stanno portando malcontento nella categoria: la società dell’escapologo Massini Rosati ha ricevuto dal Ministero della Giustizia l’abilitazione a diventare ente formatore, nonostante il parere contrario del Consiglio nazionale; l’ipotesi della riduzione da 200 a 40 del monte ore di formazione necessario ai consulenti del lavoro ai fini dell’inclusione nel registro dei curatori fallimentari: “un’ulteriore dimostrazione che oggi si guarda solo ai consensi e ai rapporti con qualcuno, mai al tema delle competenze”.
Il Consiglio nazionale vigilerà, ammonisce Miani, affinché i criteri di selezione per effettuare i controlli antiriciclaggio a campione, relativamente alla platea dei soggetti che forniscono consulenza in materia contabile, fiscale ed economica, “non si risolva in una estrazione di nominativi dagli albi dei commercialisti, tralasciando la giunga di società, associazioni e partite Iva individuali che presta i medesimi servizi”.
Sulla proposta di collaborazione in tema Irpef del ministro Mef Gualtieri, non presente all’evento, portata dal vice ministro Mef, Antonio Misiani, il Cndcec risponde che: “il problema della curva della progressività Irpef non sono le aliquote, sono gli scaglioni. Aliquote del 38%, 41% e 43% non rappresentano di per sé stesse uno scandalo. Lo scandalo è che comincino ad applicarsi da 28mila euro, 55mila e 75mila”.
Sull’aliquota del 38%, il presidente Cndcec: “Se a tale aliquota aggiungiamo 2-3 punti percentuali di addizionali regionali e comunali si arriva a una declinazione della progressività che non può definirsi costituzionale ma espropriativa”.
Il ritorno alle tariffe minime, con un’azione concordata con le altre professioni, e le specializzazioni. Questi i temi spinosi della categoria.
Sulle attività specialistiche, Miani spiega che una parte dei commercialisti ritiene che non possano coincidere con le attuali competenze e i canali di accesso, comprovata esperienza o corsi presso le Scuole di alta formazione degli Ordini (Saf), in convenzione con le università, debbano essere articolati con equilibrio.
Nei tavoli tematici sulla professione, tra Consiglio nazionale, Ordini e rappresentanti dei sindacati dei commercialisti, alcune proposte condivise: l’Irap trasformata in addizionale Ires e la possibilità per le Stp di minori dimensioni di optare per il regime di cassa.
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