Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), dinnanzi alla commissione Finanze della Camera dei deputati in relazione alla proposta di legge che prevede l’impiego della Carta di identità elettronica (Cie) come documento preferenziale (sostitutivo da metà 2018) per l’identificazione richiesta dalle norme antiriciclaggio, sostiene che ciò aggiunge un onere, non apporta benefici.
La Cie sostituirà definitivamente la carta di identità “cartacea”, nella seconda metà dell’anno 2018.
Contiene:
a. un elemento biometrico primario, consistente nella fotografia del possessore;
b. un elemento biometrico secondario, consistente nelle impronte digitali.
Acquisisce, inoltre, informazioni del tipo: firma autografa; autorizzazione all’espatrio; consenso alla donazione degli organi; indirizzi di contatto.
«I commercialisti condividono la digitalizzazione del Paese ma questa norma non va nella direzione auspicata, perché aggiunge un onere in più per chi sceglie autonomamente di adeguarsi dato che non c’è un obbligo effettivo e neppure una sanzione. Una tecnica legislativa che non condividiamo e che secondo noi non riduce i rischi di riciclaggio».
Così i commercialisti in audizione, che spiegano come l’asse degli adempimenti degli obblighi antiriciclaggio debba spostarsi su altro; non sulla Cie ma su imposizioni identificative che riducano i rischi del riciclaggio dei proventi di attività criminose quali l’interposizione fittizia, i trasferimenti camuffati di denaro, il titolare effettivo.
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