Cndcec. Documento sugli scenari futuri dell’IVA europea

Pubblicato il 13 settembre 2019

Prosegue il processo di riforma del sistema IVA finalizzato alla creazione dello “spazio unico europeo” per l’applicazione dell’imposta.

La prima fase attuativa è prevista con decorrenza 1° luglio 2022, secondo gli obiettivi fissati nel piano d’azione della Commissione europea, cui è data esecuzione tramite proposte di modifica della direttiva n. 2006/112/CE o dei regolamenti dell’Unione europea.

Si tratta di un processo che sta seguendo un percorso step by step, per cui non sono mancati in questi ultimi tempi dei passi in avanti sia a livello interno che comunitario.

In questa ottica, si inserisce il documento dei dottori commercialisti dal titolo “Gli scenari futuri dell'IVA alla luce delle direttive e delle proposte dell'UE”, che è stato elaborato proprio al fine di analizzare lo stato attuale del diritto europeo sull'IVA, attraverso un’analisi delle principali novità che sono state introdotte o che verranno introdotte entro il 2022.

Nuovo sistema IVA 2022, creazione di uno spazio unico europeo dell’imposta

Nella premessa del documento elaborato dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti congiuntamente con il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili si ricorda che il “piano di azione sull’IVA”, che dovrebbe condurre alla creazione di uno “spazio unico europeo dell’imposta”, è contenuto nella comunicazione della Commissione europea COM(2016) 148 del 7 aprile 2016.

Il “piano d’azione dell’IVA” nasce dall’esigenza di una riforma dell’intero sistema dell’Imposta, al fine di:

L’Unione Europea ritiene che il sistema definitivo dell’IVA si dovrebbe basare sul principio dell’imposizione nel Paese di destinazione dei beni, con la conseguenza che le norme in base alle quali il fornitore riscuote l’imposta dal proprio cliente saranno estese alle operazioni transfrontaliere, superando così l’attuale sistema in cui l’operazione è “artificialmente” frazionata in un’operazione attiva esente da imposta nel Paese del cedente (nel caso in cui si tratti di beni) e in un acquisto imponibile nello Stato del cessionario (sempre considerando un acquisto di beni).

Sulla base di tali presupposti, “la soluzione migliore per l’Unione nel suo insieme consisterebbe nel tassare le cessioni di beni tra imprese nell’UE allo stesso modo delle cessioni nazionali, rimediando in tal modo al grave difetto del sistema transitorio e mantenendo intatte al contempo le caratteristiche di fondo del sistema dell’IVA”.

Nuovo sistema IVA europeo, le tappe legislative

Per la realizzazione del passaggio al sistema definitivo IVA – secondo la UE – vi sono due tappe legislative da seguire.

Secondo la prima tappa legislativa, il nuovo principio di tassazione si applicherà, mediante l’implementazione dello strumento dello “sportello unico”, alle sole imprese che non siano certificate dalle rispettive amministrazioni fiscali (e che dovrebbero essere in minoranza), mentre le imprese “certificate dalle loro amministrazioni fiscali, continuerebbero ad essere debitrici dell’IVA per i beni acquistati da altri paesi dell’UE”, con conseguente agevole transizione al nuovo sistema.

La seconda tappa legislativa, invece, consisterebbe nell’applicare la tassazione a tutte le cessioni transfrontaliere, in modo che tutte le cessioni di beni e servizi nel mercato unico, nazionali o transfrontaliere, vengano trattate allo stesso modo.

Nel documento di ricerca dei dottori commercialisti del 12 settembre 2019, si evidenzia proprio come il suddetto piano d’azione definisca le fasi progressive necessarie per la realizzazione di uno spazio unico europeo dell’IVA, determinando gli interventi urgenti e immediati per contrastare il divario dell’IVA e adeguare il sistema all’economia digitale e alle esigenze delle PMI. Inoltre, il piano fornisce orientamenti chiari nel lungo termine sul sistema definitivo dell’IVA e sulle sue aliquote.

Il Cndcec e la FNC affrontano, così, vari temi che spaziano dai rimedi alle frodi IVA al commercio elettronico transfrontaliero, dalle aliquote al regime delle piccole imprese fino alle regole per le cessioni intraUe.

Quest’ultimo argomento risulta essere molto delicato, riguardando direttamente tutte quelle aziende che operano con l'estero e che sono molto spesso oggetto delle contestazioni dell'Amministrazione finanziaria in fase di verifica.

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