Casse di previdenza professionali. Le reazioni dopo la bocciatura del pro-rata

Pubblicato il 11 settembre 2014 Nel corso del forum organizzato il 10 settembre a Roma dalla Cassa di previdenza dei ragionieri - dal titolo «Il futuro delle Casse di previdenza» - si è tornati ad affrontare il discorso della disparità di trattamenti pensionistici tra vecchi e nuovi iscritti.

Come evidenziato dal presidente della Cnpr, Luigi Pagliuca, “chi è in pensione con le vecchie regole prende il quadruplo di quanto ha versato e ora, dopo la posizione assunta dalla Cassazione, vengono vanificati gli interventi correttivi fatti negli ultimi anni per mitigare la disparità di trattamento tra vecchi e nuovi iscritti”.

La sentenza incriminata è la n. 17892 del 12 agosto 2014 della Suprema Corte di Cassazione, che annullando il pro-rata costringe alcuni enti previdenziali a rifare i calcoli su entrate e uscite.

Con la bocciatura della “clausola di salvaguardia”, prevista dalla legge di Stabilità 2014 per proteggere le riforme previdenziali fatte dalle Casse di previdenza privatizzate, il sistema del pro-rata viene "vanificato" cosicché chi ha i requisiti necessari per la pensione vedrà effettuati i calcoli con il solo sistema retributivo. Il tutto con enormi danni patrimoniali per le casse previdenziali dei professionisti che, se passa la linea della Cassazione, dovranno versare ingenti somme non solo per coprire le maggiori uscite annuali, ma anche per gli arretrati.

Le reazioni e le provocazioni

Andrea Camporese, presidente dell'Adepp, riconosce che “Il problema è delicato e rilevante per il suo impatto sociale, è necessario riformulare il patto tra le generazioni attraverso il metodo democratico di dialogo e confronto. Diverse sono le leve su cui poter intervenire: la tassazione, se più leggera come nel resto d'Europa, libererebbe risorse importanti anche se non sufficienti, forme di welfare calibrato sulle specifiche necessità professionali e l'introduzione di elementi solidaristici tra colleghi”.

Non sono mancati sul tavolo del confronto anche toni più provocatori.

Alberto Brambilla, docente di gestione delle forme previdenziali pubbliche e complementari presso l'università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, invece, invita addirittura i giovani professionisti a fare causa alla Corte di cassazione, che con la recente pronuncia “ha dimostrato ancora una volta come in Italia si guardi la forma e non la sostanza”.
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