Cassa Forense contro il “saldo e stralcio”: invito al riesame del provvedimento

Pubblicato il 22 gennaio 2019

Cassa Forense contraria al “saldo e stralcio” anche per i debiti derivanti dall'omesso versamento dei contributi dovuti dagli iscritti alle Casse professionali.

La Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, a mezzo del proprio Comitato dei Delegati, ha approvato, all'unanimità, una mozione con cui invita Governo e Parlamento ad un riesame, nel merito, della disposizione che estende la possibilità di estinzione dei debiti iscritti a ruolo per omessi versamenti ai contributi dovuti dagli iscritti alle Casse previdenziali professionali.

Saldo e stralcio anche per debiti da omessi contributi a Casse professionali

Si tratta della previsione introdotta dall’articolo 1, comma 185, della Legge di bilancio n. 145/2018, ai sensi della quale il “saldo e stralcio” è ammesso anche per “...i debiti risultanti dai singoli carichi affidati all'agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 alla data del 31 dicembre 2017, derivanti dall'omesso versamento dei contributi dovuti dagli iscritti alle casse previdenziali professionali o alle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi dell'INPS, con esclusione di quelli richiesti a seguito di accertamento, che versano in una grave e comprovata situazione di difficoltà economica...”.

Profili di incostituzionalità ed effetti negativi su sostenibilità

A detta della Cassa, si tratterebbe di “una indebita e grave ingerenza nell’autonomia normativa e gestionale delle Casse, riconosciuta loro dal D. Lgs. 509/94 e ribadita, da ultimo, dalla sentenza n. 7/2017 della Corte Costituzionale“, nonché di un provvedimento “potenzialmente lesivo degli equilibri finanziari dell’Ente e degli interessi previdenziali degli stessi Avvocati iscritti”.

Il cosiddetto “saldo e stralcio” - si legge nella mozione, approvata il 18 gennaio 2019 – creerebbe una ingiustificata disparità di trattamento tra gli iscritti, rispetto all’assolvimento di obblighi contributivi previsti dallo Statuto e dai regolamenti, con inevitabili ricadute negative anche sui futuri trattamenti pensionistici degli stessi beneficiari del provvedimento.

Senza contare le situazioni di disparità che la disposizione, nella sua formulazione, verrebbe a produrre, anche tra le varie Casse di previdenza private, a seconda dei diversi sistemi di riscossione e di recupero crediti da ciascuna adottati.

Mozione: protesta sul metodo, riserva di tutela nelle sedi competenti

Un intervento, questo, introdotto senza alcuna preventiva consultazione della Casse Professionali, nemmeno in ordine alle relative ricadute economiche, e che – a detta dell'Ente di previdenza degli avvocati - “genera preoccupazioni in termini di sostenibilità di medio/lungo periodo ed è potenzialmente in grado di produrre un minor gettito di entrate stimabili in circa 110 milioni di euro, per la sola Cassa Forense”.

Per questi motivi, Cassa Forense promuove una “protesta” per il metodo utilizzato, in contrasto con i citati principi di autonomia delle Casse Professionali, ed inoltra l'invito al riesame della previsione.

Per finire, la Cassa si riserva di tutelare gli interessi dell’Ente, unitamente alle altre Casse professionali, in ogni sede istituzionale e giudiziaria competente, con particolare riguardo ai profili di palese incostituzionalità della norma.

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