La prova che sia stato il vaccino a provocare la malattia, richiede la sussistenza di un nesso causale tra il primo e la seconda, da valutarsi secondo il criterio della ragionevole probabilità scientifica (non anche una semplice ipotesi probabilistica).
Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, sesta sezione civile, nel respingere la domanda del tutore di un minore, volta ad ottenere l’indennizzo per aver quest’ultimo contratto la sindrome autistica – a detta del ricorrente – a causa della terapia vaccinale somministratagli. Il tutore lamentava, in particolare, come la Corte d’Appello – nel respingere anch'essa la richiesta d’indennizzo – avesse aprioristicamente fatto proprie le risultanze della consulenza tecnica d’ufficio (che aveva escluso la sussistenza di un collegamento tra la patologia ascritta e la subita vaccinazione) senza prendere in considerazione le numerose controdeduzioni dei consulenti di parte.
Orbene, obiettano i Giudici Supremi, qualora i giudici di merito condividano, come nella specie, i risultati dei periti tecnici d’ufficio, non sono tenuti ad esporre in modo specifico le ragioni del loro convincimento, atteso che l’adesione alle suddette risultanze implica inevitabilmente la valutazione e l’esame delle contrarie deduzioni delle parti, secondo un percorso logico che, in presenza di motivazione adeguata, non è tra l’altro suscettibile di censura in sede di legittimità.
Va quindi ritenuta sufficiente, ai fini dell’esclusione del nesso tra il vaccino e la malattia in questione - si legge nell'ordinanza n. 18358 del 25 luglio 2017 – la decisione fondata sul contenuto della c.t.u. disposta in secondo grado, che dopo aver ripercorso la storia clinica del paziente e la letteratura scientifica in argomento, ha reputato di trovarsi di fronte ad una patologia (l’autismo) per cui non è tuttora ipotizzabile una correlazione con alcuna causa nota in termini statisticamente accettabili e probanti. Ha aggiunto, inoltre, che può concorrervi semmai un possibile ruolo di fattori genetici, mentre non sussistono ad oggi studi epidemiologici che consentano di porre in correlazione la frequenza dell’autismo con quella della vaccinazione.
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