Assindatcolf, lavoro domestico in crisi: meno occupati e più irregolarità

Pubblicato il 07 ottobre 2024

Il 4 ottobre 2024, l'Associazione Sindacale Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico (ASSINDATCOLF), in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, ha presentato il 4° Paper del Rapporto 2024 intitolato "Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico".

Il documento analizza la situazione critica del settore del lavoro domestico, evidenziando una significativa riduzione del numero di lavoratori, un aumento delle irregolarità e le crescenti difficoltà economiche delle famiglie nel sostenere i costi dell'assistenza.

Calo degli occupati

Dall’analisi emerge che nel biennio 2021-2023, il settore del lavoro domestico ha registrato una contrazione di 145 mila posti di lavoro, corrispondente a una riduzione del 9,5% nonostante il mercato del lavoro abbia registrato nuovi record occupazionali.

Secondo i dati ISTAT, la domanda di servizi di collaborazione domestica è diminuita in modo significativo, passando da 2,6 milioni di famiglie che si sono avvalse di colf, badanti e baby-sitter nel 2011, a 1,9 milioni nel 2022, pari al 7,4% dei nuclei residenti.

Le cause di questa flessione occupazionale includono la diffusione del lavoro agile, il calo delle nascite e la crescente difficoltà per le famiglie a sostenere i costi di assistenza per i parenti non autosufficienti.

Un'indagine condotta a luglio 2024 su un campione di 2.015 famiglie, aderenti ad Assindatcolf e Webcolf, ha evidenziato che i costi per il servizio di una badante possono superare il 50% del reddito mensile familiare, divenendo insostenibili non solo per le famiglie a basso reddito, ma anche per molte del ceto medio.

Donne e rinuncia al lavoro

Tra il 2018 e il 2023, nonostante la crescita complessiva dell'occupazione femminile, il numero di donne tra i 55 e i 64 anni che hanno scelto di ritirarsi dal mercato del lavoro è aumentato significativamente di 219 mila unità, pari a un incremento del 34,7% rispetto al 2018.

Questo fenomeno è legato alle difficoltà economiche e all'incompatibilità tra gli impegni lavorativi e familiari, che costringono molte donne ad abbandonare il lavoro.

Criticità del lavoro sommerso

Un altro aspetto critico messo in luce dal rapporto riguarda il lavoro sommerso. Secondo l'ISTAT, nel 2023, l’irregolarità nel settore del lavoro domestico ha raggiunto il 54%. Il lavoro domestico rappresenta il 38,3% dell'occupazione irregolare dipendente in Italia, con un costo annuo per la collettività di circa 2,5 miliardi di euro, derivanti dal mancato gettito contributivo e dall'evasione fiscale.

Il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini, dichiara che lo studio evidenzia una situazione allarmante, in cui molte donne sono costrette a rinunciare al lavoro per occuparsi della famiglia, soprattutto per motivi economici. Questo fenomeno alimenta il lavoro domestico irregolare, sottolineando la necessità di una riforma fiscale che supporti le famiglie e renda più accessibile il lavoro domestico regolare. Zini chiede alla politica: “di mettere al centro della propria agenda, alla voce welfare familiare, deducibilità fiscale o credito d'imposta del costo del lavoro domestico”.

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