“Avanzare per tentativi e in ordine sparso non dispiegherà una situazione migliore di quella attuale”.
E’ quanto affermato dal segretario dall’Associazione Nazionale Forense (ANF), Luigi Pansini, in un comunicato diffuso il 17 ottobre 2017, attraverso cui anche l’ANF interviene nel dibattito sull’equo compenso dei professionisti.
Nella nota, in particolare, viene sottolineata la grande confusione che, attualmente, regnerebbe in proposito in ambito professionale, situazione, questa, caratterizzata da quella che sembrerebbe “una corsa a intestarsi una vittoria da rivendicare nell’immediato futuro con un sovrapporsi di proposte di legge alla Camera e al Senato”.
Tutto ciò, in un contesto in cui “il parziale e incompleto ddl sull’equo compenso nel settore legale, per esempio, ha scatenato un effetto domino sulle altre professioni, che rivendicano giustamente una disparità di trattamento”.
Secondo Pansini, a seguire, la proposta di legge sull’equo compenso degli avvocati, sarebbe, in realtà, “destinata a disciplinare unicamente le prestazioni professionali in favore di banche, assicurazioni e grandi imprese, rese tradizionalmente da una platea marginale dell’avvocatura, ma le previsioni che vi sono contenute sono anche facilmente aggirabili dalla “presunta” libera contrattazione tra le parti il che vanifica, di fatto, la ratio e le finalità delle disposizioni di legge che si vorrebbero introdurre”.
Viene, quindi, sottolineato che l’intervento delle varie forze politiche, definito una rincorsa “a portare a casa il risultato in zona Cesarini”, sarebbe reso ancora più incomprensibile dal fatto che i firmatari delle proposte di legge sembrano ignorare l’attuale vigenza, nel nostro ordinamento, del Jobs Act sul lavoro autonomo, il quale, “in materia di abuso di dipendenza economica, prevede forme di tutela in favore di tutti i professionisti (e non solo di alcuni), include anche i rapporti con le pubbliche amministrazioni (viceversa escluse dal Ddl Orlando), contiene rimedi inibitori e risarcitori a favore dei professionisti e ammette l’irrogabilità di sanzioni amministrative a carico del contraente forte”.
Ci saremmo aspettati – si conclude nel comunicato - l’impegno della politica per l’integrazione e il rafforzamento della norma del Jobs Act “volta a riconoscere l’equilibrio contrattuale in tema di prestazioni rese da tutti i professionisti”.
Per contro, si assiste solo “a discussioni sterili sulla pelle dei professionisti e del ceto medio del nostro Paese…omissis….un maltrattamento che gli avvocati e tutti i professionisti non meritavano di ricevere”.
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