A seguito dell’abrogazione delle norme che disciplinavano il lavoro accessorio a far data dal 17 marzo 2017, la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, con approfondimento del 24 marzo 2017, ha analizzato le tipologie contrattuali che potrebbero rappresentare un’alternativa all’utilizzo dei voucher per regolare i rapporti di lavoro occasionale e cioè:
la somministrazione;
il lavoro intermittente;
la collaborazione coordinata e continuativa.
Segue una comparazione tra le differenti forme contrattuali - lavoro accessorio compreso - al fine di evidenziare le differenze di costo rispetto alla gestione dei voucher.
L’analisi di costo in questione, è stata sviluppata al fine di determinare la quantificazione dei costi aziendali derivanti dalle differenti fattispecie, partendo da un dato comune: il netto spettante al lavoratore quantificato in € 1.260 su base mensile.
Da tale analisi emerge che, senza ombra di dubbio, il lavoro accessorio è quello che ha un costo minore.
Seguono in ordine crescente:
la collaborazione coordinata e continuativa;
il lavoro intermittente senza il diritto all’indennità di disponibilità;
il lavoro intermittente con l’indennità di disponibilità;
la somministrazione che – come si evince anche dall’approfondimento - rispetto alle altre tipologie contrattuali ha un aggravio dei costi dovuti alle maggiorazioni che le Agenzie di somministrazione chiedono per la loro attività.
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