Rischia una condanna per diffamazione l'avvocato che avanzi un esposto al Csm con aspri giudizi nei confronti dell'operato dei magistrati. E' quanto statuito dalla Corte di cassazione che, con la sentenza n. 2066 del 20 gennaio 2009, non ha concesso l'assoluzione piena a due avvocati che avevano definito il provvedimento di un magistrato di sorveglianza “disumano ed odioso” in quanto aveva negato la partecipazione dell'imputato alla veglia funebre del padre. La Corte, dopo aver ribadito la legittimità del diritto di critica, spiegano che quest'ultimo non deve mai diventare “strumento di livore”, né “tradursi in censura rancorosa”.
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