L'Unione delle Camere Penali italiane prende posizione – con comunicato del 20 dicembre 2015 - sul Protocollo del 17 dicembre 2015, siglato dalla Corte di Cassazione e dal Consiglio nazionale forense per la redazione dei ricorsi in materia civile e penale.
Per il penale, il Protocollo si limita a fornire una serie di suggerimenti sulla composizione degli atti – al fine di agevolarne la lettura, la comprensibilità, l'efficacia – consigliandone, ad esempio, il formato, la tipologia di carattere, la marginazione, ecc.
Detti consigli – si legge nel comunicato – possono senz'altro contribuire all'innalzamento della qualità dei ricorsi (dunque dei procedimenti in generale); obiettivo a cui l'Avvocatura non può certo dirsi disinteressata.
Ciò nonostante, poichè il Protocollo è volto alla "reciproca intelligenza dagli atti processuali", ci si attende che anche le sentenze di merito e di legittimità si attengano a detti criteri, o meglio, che anche i Procuratori Generali e le Procure in genere – non solo l'Avvocatura – siano invitate ad adeguarvisi.
Si auspica, in altre parole, una sorta di omogeneizzazione degli atti dell'accusa e della difesa, cui segua poi un'analoga valutazione di merito e di ammissibilità.
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