Le istruzioni sulla “totalizzazione” messe nero su bianco dall’Inps nella bozza di circolare preoccupano, non poco, soprattutto le Casse private. Il punto di maggiore dibattito riguarda l’eventuale valorizzazione, ai fini del diritto alla pensione, dei segmenti contributivi coincidenti, da calcolare una sola volta, così da privilegiare il raggiungimento del minimo dei sei anni per cumulare gli accrediti. Secondo i tecnici dell’Adepp, l’Inps ha adottato una posizione piuttosto “sbrigativa” sulla questione. Il documento dell’Istituto si pronuncia rispetto al diritto di cumulo, in presenza di periodi coincidenti, senza interpellare le Casse. Sorge il dubbio di un disallineamento dell’interpretazione dell’Inps rispetto al Dl 42/06, che stabilisce, per la “totalizzazione”, il possesso di “periodi non coincidenti di durata inferiore a sei anni. Il criterio adottato dall’Inps sembra così penalizzare i periodi contributivi più lunghi a vantaggio degli spezzoni più ridotti, in modo da raggiungere il requisito-base dei sei anni. Dall’Adepp fanno notare che questo criterio potrebbe rilevarsi insufficiente in molte situazioni, soprattutto quando le sovrapposizioni interessano tre o più enti.
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