Telefisco 2020. Cndcec, la mini proroga non basta

Pubblicato il 25 giugno 2020

La mini proroga al 20 luglio dei versamenti del 30 giugno per i contribuenti Isa, forfetari compresi, è lontana dalla richiesta dei commercialisti.

Preso atto del comunicato stampa del Mef, il presidente Cndcec Miani esprime l’insoddisfazione del Consiglio nazionale e indica i motivi della richiesta della più ampia proroga al 30 settembre: i professionisti hanno bisogno di più tempo per fare i calcoli relativi all’imposta "visto che a causa dell’emergenza sanitaria si dedicano non solo all’attività ordinaria, ma anche a tutta un’attività straordinaria in cui sono stati coinvolti relativa al contributo di 600 euro, alla cassa integrazione e ai finanziamenti a fondo perduto; i professionisti sono anche consapevoli del fatto che "i propri clienti e le imprese italiane a corto di liquidità e con difficoltà finanziarie hanno bisogno di più tempo per pagare”.

Ed è per questo che il Cndcec, continua Miani nel corso di “Telefisco 2020 – Obiettivo Rilancio” (evento del Sole24Ore), chiedeva che i pagamenti fossero rinviati e traslati nel 2021, anche se la Commissione europea supera la richiesta consentendo di arrivare fino al 31 dicembre 2022, in considerazione della ripresa a settembre dei pagamenti relativi ai mesi di marzo, aprile e maggio.

Telefisco 2020. Il fondo perduto dei professionisti

Ma sono anche altri i temi su cui Commercialisti e consulenti hanno detto la loro durante Telefisco.

Dai commercialisti una bocciatura al temporaneo taglio dell’Iva di pochi punti: non avrebbe un effetto importante sui consumi. Miani sarebbe più propenso ad utilizzare le risorse per fare investimenti in settori strategici come quelli del turismo e dell’automotive, con agevolazioni e possibilità di detrazioni e deduzioni più ampie.

E, poi, c’è lo schiaffo dell’esclusione dei professionisti dai contributi a fondo perduto del decreto Rilancio.

Il legislatore dovrebbe ammettere, spiega Miani, che è stato commesso un errore: “Vogliamo essere chiari nell’esprimere il disagio che arriva da tutti i nostri iscritti e da tutti i professionisti italiani che non hanno veramente compreso il motivo di questa esclusione. Non è ammissibile che una partita Iva individuale, che svolge un’attività artigianale o vende beni e servizi in un negozio che ha avuto un calo di fatturato di almeno un terzo, abbia diritto al contributo mentre un professionista che lavora in uno studio individuale e che ha avuto un calo del 100% del fatturato non ottenga alcun contributo”.

Sempre Miani ricorda che anche il contributo di 600 euro penalizza le libere professioni ordinistiche, stavolta con le limitazioni di reddito: chi ha redditi superiori ai 50 mila euro non ha avuto accesso ad entrambi gli aiuti.

E c’è spazio anche per una discriminazione interna alle professioni: la circolare n. 15 del 13 giugno dell’Agenzia delle Entrate, sottolinea il presidente Cndcec, prevede il contributo a fondo perduto solo per gli studi professionali più grandi, organizzati in forma di società tra professionisti.

La presidente Calderone dei consulenti del lavoro, intervenuta a Telefisco, punta sugli input al Governo. C’è da rivedere il costo del lavoro, perché il cuneo fiscale e contributivo è eccessivo, adottando misure strutturali e non temporanee o transitorie.

Ma non manca di esprimersi sul contributo a fondo perduto per i professionisti ordinistici: "Abbiamo dovuto affrontare la difficoltà degli ultimi mesi di lavoro incessante e nel contempo abbiamo assistito ad un rallentamento dell'attività e degli incassi”.

Bisogna riconoscere a questo comparto, a cui vengono chiesti sforzi e sacrifici, un adeguato sostegno, rilancia la Calderone, perché i professionisti possano continuare a esercitare l'attività in condizioni di indipendenza: è necessario dunque riaprire la partita sul fondo perduto, così come avviare una riforma degli ammortizzatori sociali.

E sulla cassa integrazione emergenziale, chiosa: "abbiamo sperimentato 25 modi diversi per chiedere la stessa cosa".

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