Banche e sindacati convergono sulla necessità che il Trattamento di fine rapporto sia sottratto alle imprese. Si guarda al 2009, quando, in ragione di un’intesa raggiunta tra sindacati e Governo, l’efficacia delle nuove regole sulla previdenza complementare andrà verificata ed eventualmente corretta. Sul tavolo anche l’ipotesi che le imprese con meno di cinquanta dipendenti debbano conferire il Tfr ai fondi pensione o al fondo Inps. Ieri, Guglielmo Epifani, segretario della Cigl, in occasione della tavola rotonda organizzata da Assogestioni, ha dichiarato: “Non mi dispiace che si distacchi il Tfr dalle imprese perché nelle imprese medio-grandi è un modo per far guadagnare gli imprenditori. Nelle piccole imprese costituirebbe un problema vero, perché il Tfr è una forma di patrimonializzazione, ma comunque imperfetta perché è una forma di debito”. Alla premessa di Epifani sulla separazione del Tfr dalle imprese ha fatto eco la conferma di Pierpaolo Baretta, segretario aggiunto Cisl: “sarebbe miope farlo tornare dov’era” e quella di Alessandro Profumo, a.d. di Unicredit : “Sono d’accordo sul principio di separare il Tfr dalle imprese. Se si considera un flusso stimato di Tfr “maturando” di 8 miliardi all’anno e un costo del 3% attuale per le imprese, il differenziale in termini di oneri finanziari per gli imprenditori che dovranno approvvigionarsi sul mercato (dunque a tassi tra il 5% e il 6%) è pari a circa 200 milioni su montante di flusso decisamente più elevato”.
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