In giornata l’Esecutivo chiederà la fiducia sul Dl c.d. “Cura Italia”, n. 18 del 17 marzo 2020.
Come è noto reca, tra le altre, misure di sostegno economico per famiglie, lavoratori ed imprese connesse all'emergenza da Coronavirus.
Il Dl vanta l’esame in prima lettura del Senato della Repubblica sin dal 24 marzo scorso, l’approvazione dell’Assemblea il 9 aprile, con votazione fiduciaria sul maxiemendamento presentato dal Governo Conte con il quale, in particolare, è stato recepito nel testo il contenuto di un cospicuo numero di emendamenti, votati durante l’esame in Commissione.
Il provvedimento, che riproduce diverse disposizioni già introdotte da precedenti provvedimenti d'urgenza non convertiti in legge vedendone, di contro, convergere altri nel c.d. “Decreto liquidità”, era ieri all’esame dell’Aula della Camera dove, però, si è bloccato per mancata intesa maggioranza/opposizione su un “pacchetto” di modifiche. Nel dettaglio, dallo slittamento della riforma delle intercettazioni ai premi di solidarietà per i sanitari impegnati nella lotta al virus, dall’esonero dal pagamento del trasporto scolastico alla proroga della validità degli abbonamenti al trasporto pubblico. Miratamente, l'intesa parlamentare è sfumata sull’emendamento che prevedeva la possibilità di offrire, in agricoltura, lavoro stagionale nei campi ai percettori di Reddito di Cittadinanza non ancora occupati, considerata la difficoltà per le imprese agricole di utilizzare manodopera straniera nell’attuale contesto di lockdown.
Oggi, dunque, la questione di fiducia su un testo tribolato che stanzia 25 mld per fronteggiare l'emergenza.
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