Società in house con tutela ampia dei creditori

Pubblicato il 18 novembre 2013 La Corte di cassazione, con sentenza n. 22209/2013, si è occupata della scelta di un Ente locale di perseguire l'interesse pubblico con lo strumento privatistico delle società partecipate, come avviene attraverso le cosiddette società “in house”.

Nella sentenza un giudizio importante: in caso di insolvenza le società pubbliche devono dichiarare fallimento. Con un’altra sentenza in tema, a breve oggetto di deposito, è stabilito che i loro amministratori risponderanno davanti alla Corte dei conti come pubblici funzionari, con dovere di risarcimento del danno erariale provocato.

La Corte parte dal presupposto che la possibilità data dalla legge di permettere che società private di capitali possano provvedere ad attività pubbliche (ad esempio gestione rifiuti), deve corrispondere all’assunzione, da parte delle società citate, degli stessi rischi di qualsiasi società collegati all’insolvenza. Ciò in nome dei principi di uguaglianza e di affidamento nei confronti dei soggetti che instaurano un rapporto con la società.
Condividi l'articolo
Potrebbe interessarti anche

Milleproroghe 2025 è legge: tutte le proroghe fiscali, agevolazioni e altre novità

24/02/2025

Tfr, indice di rivalutazione di gennaio 2025

24/02/2025

Disabili, semplificato il certificato medico introduttivo

24/02/2025

Bonus ZES Unica al via: quanto conviene realmente

24/02/2025

Proventi del GSE per impianto fotovoltaico. Controlli del contribuente

24/02/2025

Studio associato: rimborsi auto deducibili al 100% se il professionista usa il suo mezzo

24/02/2025

Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".

Leggi informativa sulla privacy