In caso di reati tributari commessi dall'amministratore di una società, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente può essere disposto sui conti del legale rappresentante solo quando si è attestata l'impossibilità del sequestro diretto del profitto del reato nei confronti dell'ente che ha tratto vantaggio dal reato.
A chiarirlo la Terza sezione penale della Cassazione, con la sentenza 38723 del 21 agosto 2018.
Altro chiarimento, offerto con la sentenza, è che integra il fumus commissi delicti del reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, ex articolo 2 del decreto legislativo 74/2000, già l'acquisizione e l'inserimento in contabilità da parte dell’imprenditore di una fattura passiva per prestazioni inesistenti, poiché se lo fa è di regola per ragioni di evasione fiscale. Non rileva, infatti, la circostanza di aver inserito o meno la stessa nella dichiarazione fiscale.
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