Salvo, in ogni caso, l'acquisto del terzo in buona fede
Pubblicato il 05 novembre 2009
Con sentenza n. 22755 depositata il 28 ottobre 2009, le Sezioni unite civili della Corte di cassazione hanno ribadito che, salvi gli effetti della trascrizione della domanda, il sopravvenuto accertamento della comunione legale non è opponibile al terzo che abbia acquistato il bene in buona fede.
Nel caso esaminato dai giudici di legittimità, un uomo aveva venduto un immobile che in precedenza era stato adibito a casa coniugale nonostante entrambi i coniugi, in costanza di matrimonio, ne avessero simulato la destinazione all'attività professionale del marito al fine di sottrarlo, a scopo fiscale, alla comunione legale.
La ex moglie chiedeva, in particolare, che fosse dichiarata la simulazione dell'atto pubblico di acquisto originario e che fosse accertata la comune proprietà dell'immobile in capo ad entrambi i coniugi con conseguente annullamento della successiva vendita a terzo.
La Suprema corte, dopo aver sottolineato come, legittimamente, “il coniuge non acquirente di un bene immobile può successivamente proporre domanda di accertamento della comunione legale anche rispetto a beni che siano stati acquistati come personali dall'altro coniuge, non risultando precluso tale accertamento dal fatto che il coniuge non acquirente fosse intervenuto nel contratto per aderirvi”, rilevando, in proposito, non la dichiarazione del coniuge al tempo dell'acquisto ma il tipo di uso effettivamente fatto del bene, ha, in ogni caso, ritenuto salvo l'acquisto dell'immobile da parte del terzo in buona fede, acquisto perfezionatosi prima della trascrizione della domanda della ex moglie.