Ritocchi al Dl 78/2010 possibili fino alla conversione in legge

Pubblicato il 02 giugno 2010 C’è fermento tra le Casse di previdenza dei professionisti per l’inclusione nella Manovra correttiva. La previsione parla di una buona metà degli amministratori destinata a lasciare il posto nel Cda.

Secondo gli interessati i tagli pongono a rischio la virtuosa gestione dei risparmi degli iscritti. A tal proposito i rappresentanti delle categorie ribadiscono che non si possono chiedere dei sacrifici a dei soggetti che non contribuiscono alla spesa dello stato e che per un errore formale sono considerati alla stregua di enti pubblici: “Piuttosto – afferma Antonio Pastore, vicepresidente Adepp - restituiamo allo stato le chiavi delle casse, debito compreso. Non è la nostra volontà ritornare nel pubblico, ma senza l'esclusione del comparto dalle misure correttive non ci sarebbe altra strada da imboccare. Tanto sono inapplicabili i tagli al nostro settore”.

Maurizio de Tilla, con una lettera al presidente Berlusconi, ricorda che l'Adepp e tutti gli enti associati da tempo hanno impugnato l'elenco delle amministrazioni pubbliche, come formulato dall'Istat, che ricomprende anche le casse di previdenza privata. E fa notare che, per espressa previsione di legge (art. 1, comma 3, dlgs 509/94), le Casse citate non possono fruire di finanziamenti pubblici o altri ausili pubblici di carattere finanziario, pertanto non incidono in modo assoluto sulla spesa dell’Erario. In base a ciò, de Tilla chiede che il decreto legge 78/2010 venga modificato con la previsione espressa che le casse di previdenza privata, di cui al dlgs 509/94 e al dlgs 103/96, siano rimosse dall’elenco dei destinatari delle misure di contenimento della spesa pubblica.

Nell’ambito delle pensioni la finestra mobile non tocca chi matura i requisiti di vecchiaia e anzianità entro il 31 dicembre 2010, per cui valgono le vecchie finestre ed i vecchi requisiti. Rispetto al pregresso: risultano penalizzate le pensioni di vecchiaia; i lavoratori autonomi subiscono un allungamento più consistente, che può arrivare fino a 12 mesi di attesa in più; per i dipendenti la maggior attesa registra 9 mesi in più.
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