Nel corso di indagini per reati fiscali, non può preferirsi il sequestro per equivalente, sull'assunto che quello finalizzato alla confisca diretta possa pregiudicare la “prudenza investigativa”.
Prendere come parametro o addirittura come fondamento della scelta tra sequestro diretto e quello per equivalente la sola prudenza nelle indagini, patisce una evidente contraddittorietà. Entrambe le tipologie di sequestro non sono difatti atti investigativi (mentre per identificarne l’oggetto servirebbe appunto un’attività investigativa) non avendo gli stessi funzione di accertamento, ma di tutela del futuro recupero di quanto illegittimamente perduto con la condotta illecita.
Porre una valutazione di prudenza alla base della scelta cautelare, significa oltretutto affidare detta scelta a totale arbitrio e discrezione del Pm, senza che il giudice possa vagliare se effettivamente sussista la necessità di una certa condotta al fine di preservare i risultati delle indagini in corso.
E' quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, terza sezione penale, con sentenza n. 35330 del 23 agosto 2016.
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