Con ordinanza n. 12648 del 9 maggio 2024, la Sezione tributaria della Corte di cassazione si è pronunciata rispetto a una controversia che verteva sul mancato tempestivo pagamento di una rata di IRPEF nell'ambito di un piano di rateizzazione.
La contribuente aveva pagato la terza rata in ritardo rispetto alla scadenza stabilita dall'Agenzia delle Entrate.
Tuttavia, sulla base del prospetto scaricato dal sito online dell'Agenzia - e depositato in atti dalla medesima contribuente - risultava una diversa data, rispetto alla quale il pagamento era da ritenersi ancora tempestivo.
La Corte Tributaria Regionale, così, aveva accolto il ricorso della contribuente, ritenendo il suo ritardo scusabile e annullando la cartella di pagamento.
L'Agenzia delle Entrate si era rivolta alla Suprema corte promuovendo ricorso contro la decisione di merito.
In questa sede, la Corte di cassazione ha rigettato le ragioni della ricorrente Amministrazione finanziaria.
Gli Ermellini, in primo luogo, hanno rammentato il principio della tutela del legittimo affidamento, secondo cui i cittadini devono poter contare sulla correttezza delle informazioni fornite dalle autorità fiscali.
Detto principio:
Si tratta di un principio immanente in tutti i rapporti di diritto pubblico ed anche nell'ambito della materia tributaria, dove è stato reso esplicito dall'articolo 10 della Legge n. 212/2000.
Ebbene, anche nel caso in esame il legittimo affidamento del contribuente andava tutelato atteso che la discrepanza tra le date fornite aveva creato una base ragionevole per l'errore della medesima contribuente.
Considerato, infatti, il prospetto di rateizzazione disponibile sul sito dell'Agenzia, che indicava come scadenza una data successiva, la contribuente poteva ragionevolmente ritenerlo corretto e, quindi, cadere in un errore scusabile.
L'Agenzia delle Entrate, del resto, aveva omesso di fornire spiegazioni adeguate per giustificare la discrepanza nelle date dei prospetti di rateizzazione, affidandosi esclusivamente a una normativa che prevedeva la scadenza nella prima data.
La Corte di Cassazione, in definitiva, ha confermato l'annullamento della cartella di pagamento, riconoscendo la buona fede della contribuente e l'errore scusabile dovuto alle informazioni contraddittorie presentate dall'Agenzia delle Entrate.
Le spese legali del giudizio sono state poste a carico della medesima Agenzia.
Sintesi del Caso | Una contribuente ha effettuato il pagamento della terza rata di IRPEF in ritardo rispetto alla scadenza originariamente stabilita dall'Agenzia delle Entrate. |
Questione Dibattuta | Il dibattito si è concentrato sulla validità della cartella di pagamento in presenza di una discrepanza nelle date di scadenza riportate sul prospetto di rateizzazione. |
Soluzione della Corte di Cassazione | La Corte di Cassazione ha annullato la cartella di pagamento, riconoscendo l'errore scusabile della contribuente basato sul legittimo affidamento delle informazioni fornite dall'Agenzia delle Entrate. |
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