A dispetto della mancata equiparazione a soggetti come le imprese, che nel periodo di lockdown hanno perso fatturato, ecco che da un’analisi dell’Osservatorio del Consiglio della Fondazione nazionale dei commercialisti emerge un dato allarmante, riferito al lasso temporale che va dall’anno 2007 all’anno 2019: il valore aggiunto per occupato, al netto dell’inflazione, delle attività professionali si è ridotto del 21,5%, per una perdita - in termini assoluti - di quasi 13 mila euro per ogni lavoratore. Viceversa, l’offerta di lavoro libero professionale è cresciuta, decisamente più della produzione, determinando il crollo della produttività individuale.
La domanda di servizi professionali non è cresciuta al ritmo dell’offerta. Il commento del presidente CNDCEC, Massimo Miani, è: “I numeri fornitici dal nostro Osservatorio certificano una profonda distorsione del mercato del lavoro che, soprattutto nelle mutate condizioni conseguenti alla crisi del 2008, continua a generare un sovraffollamento del sistema e un eccesso di offerta che deprime il valore dei servizi prestati.”.
E’ a questa stortura del sistema che ha generato crescita della disoccupazione ed aumento esponenziale dell’offerta che si aggiunge la protesta per l’altra insensatezza, quella di aver escluso, discriminandole, le categorie professionali dalla concessione dei contributi a fondo perduto e dalla possibilità di godere del bonus 600 euro (o del bonus 1000 euro).
2,3 milioni di professionisti chiederanno, oggi, al decisore politico “la pari dignità del lavoro in tutte le sue forme, il riconoscimento concreto dell’essenzialità delle attività esercitate dagli iscritti agli ordini e il rispetto del principio di equiparazione tra attività di impresa e libero professionale, già sancito a livello europeo e nazionale”.
Gli Stati Generali delle professioni italiane - composti da CUP e RPT - alzeranno la voce in diretta streaming tra le 10,30 e le 12,30, per far sentire la protesta e lanciare il “Manifesto per la rinascita dell’Italia». Un obiettivo e suggerimenti al Governo, dunque: approvare le proposte di modifica del Dl c.d. “Rilancio” e un decalogo di proposte che spaziano dalla semplificazione normativa all'alleggerimento della pressione fiscale. E un green new deal, basato su opere innovative e sostenibili; la spinta al processo di digitalizzazione; la promozione di un fondo per lo sviluppo professionale; la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e ambientale.
Proposte e proteste, dunque; per far ripartire il Paese e “dire basta” alle discriminazioni.
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