Nella relazione finale della Commissione interministeriale per la riforma della giustizia tributaria - trasmessa, nei giorni scorsi, ai ministri competenti - è considerata anche l’ipotesi di un condono per ridurre il rilevante arretrato di controversie pendenti presso la Corte di Cassazione.
Nel documento, viene segnalata l’opportunità di fissare un limite di valore alle cause condonabili tale da garantire una riduzione rilevante dell’arretrato, lasciando che le cause di importo maggiore vengano decise nel merito dalla Suprema corte.
Viene esaminata, così, una definizione delle liti di valore fino a 100mila euro, definizione che interesserebbe circa il 63,89% del contenzioso di Cassazione, per un totale di 33.337 controversie.
Affinché, però, la definizione possa avere un “effetto deflattivo di rilievo”, è opportuno che il legislatore preveda non solo che dagli importi dovuti per condonare “si scomputano quelli già versati a qualsiasi titolo in pendenza di giudizio” ma anche che “l’eventuale eccedenza debba essere restituita al contribuente”.
Il documento ipotizza una definizione in base alla quale le somme da versare per ottenere l’estinzione del giudizio per condono siano pari:
Si tratterebbe di importi in ogni caso convenienti per il contribuente, in considerazione della non debenza di interessi e sanzioni.
Un condono così strutturato - viene stimato dalla Commissione - potrebbe comportare un abbattimento del contenzioso pregresso tra le 15mila e 20mila cause, con riduzione dell’arretrato, sotto il profilo temporale, di 1,5/2 anni.
Tra le altre proposte contenute nella Relazione, oltre alle ipotesi avanzate su giudici tributari, prova testimoniale e conciliazione giudiziale, si segnala anche l’estensione dei casi di autotutela automatica.
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